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Il Cagliari e la Sardegna tornano finalmente in A

(di Massimiliano Morelli) – Certi amori fanno dei giri assurdi e poi ritornano, il refrain di una canzone di Antonello Venditti può tranquillamente essere adattato stavolta al Cagliari calcio, che festeggia uno dei giorni più belli della sua storia (96 anni) in casa dello stesso antagonista che il 12 aprile 1970 fu coprotagonista (seppure sconfitto in entrambi i casi) nel giorno dello scudetto griffato Manlio Scopigno.

Dall’Amsicora al San Nicola di Bari il passo è relativamente breve e stavolta si festeggia qualcosa di meno epico di quel Tricolore che sventrò gli schemi di un football basato sul dominio della Juventus e delle milanesi, financo della Fiorentina, che, dodici mesi prima, aveva conquistato lo scudetto precedendo proprio Riva e soci. Stavolta c’è da omaggiare il ritorno in serie A di una squadra che rappresenta un popolo, una regione e un’isola, quell’isola felice considerata una volta l’esilio dei non ben visti nel “continente” – quelli che chiamavano “i traditori dello Stato” – e oggi invece diventa refugium peccatorum di chi ha percepito uno dei principi fondamentali del saper vivere, quella semplicità di modi e gestualità certo poco conosciuti al di fuori della Sardegna.

Non si spiegherebbe in altra maniera la passione e l’attaccamento di uomini che hanno fatto la storia del club e che hanno deciso di vivere da quelle parti: gran parte dei calciatori che conquistarono l’alloro quarantasei anni fa hanno messo le radici sulla terra sarda così come le ha messe quella che per il momento è, in ordine cronologico, l’ultima bandiera del Cagliari, Daniele Conti, e come farà certamente anche Daniele Dessena, le cui esternazioni da capitano vero al termine del blitz nello stadio pugliese che ha concesso il lasciapassare definitivo per la massima serie hanno certamente commosso il popolo cagliaritano.

Perché nel momento della massima euforia, fra un selfie e una samba accennata da Joao Pedro e Farias, i baci e le dediche di Capuano, il capitano della squadra ha pensato bene di onorare chi ha dato il cuore per la maglia e che ora non gioca più qui, ovvero Daniele Conti, Andrea Cossu e Francesco Pisano; e soprattutto ha voluto ricordare Luca Puxeddu, quel bambino di dieci anni che ha perso la vita a Quartu mentre giocava a pallone, qualche settimana fa.

Lacrime di gioia misto euforia, e sogni da grande squadra, magari con uno stadio nuovo, da ventottomila posti e un futuro pronto a riabbracciare il club perfino nel calcio europeo per lo meno in vista del 2020, anno del cinquantenario dello scudetto e del secolo di vita del sodalizio oggi gestito da Massimo Giulini. Che a inizio stagione avrebbe voluto Claudio Ranieri sulla panchina della sua squadra, salvo rendersi conti che quel “no, grazie…magari riparliamone in futuro” oggi ha permesso a “sir” Claudio di portare al titolo una squadra che per certi versi somiglia al Cagliari, il Leicester. E presto si farà un’amichevole fra le due squadre, proprio per “gemellare” le provinciali capaci di sfatare i tabù del pallone. Benvenuto in serie A, vecchio cuore rossoblu.

 

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Massimiliano Morelli

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