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Euro2020 slitta di un anno. Il format economico dell’evento a marchio UEFA

L’Uefa (massimo organismo di governo del calcio europeo), guidata dall’avvocato sloveno Aleksander Čeferin, ha finalmente deciso. Manca solo l’ufficialità che arriverà nel pomeriggio: gli Europei di calcio (Euro), attesi per la prossima estate (dal 12 giugno al 12 luglio 2020), slitteranno di un anno. Se ne riparlerà nel 2021 (sempre a partire dal mese di giugno). 

A deciderlo i vertici della realtà elvetica riuniti nel comitato esecutivo di Nyon. Una scelta obbligata che consentirà ai diversi Paesi membri di portare a termine campionati e coppe europee, per il momento fermi ai blocchi per l’emergenza Coronavirus. L’Uefa ne ha discusso durante una serie di video conferenze con l’ECA, l’Associazione dei club europei, con le Leghe e con i rappresentanti delle diverse Federazioni.

La scelta dell’Uefa è “obbligata” anche per la formula scelta nell’organizzazione dell’importante kermesse paneuropea: è la prima edizione, nella storia degli Europei, ospitata in 12 città capitali di altrettanti Paesi (Roma doveva ospitare ben 4 match inclusa la gara inaugurale contro la Turchia; Londra allo stadio di Wembley la finale). Molto suggestiva come idea se si potesse operare in un periodo di normalità, ma ai tempi del Coronavirus, la “migrazione” delle tifoserie (al seguito delle squadre) sulla base dei risultati sportivi (soprattutto nella seconda fase della competizione) potrebbe trasformarsi in una pericolosa piattaforma di contagio, con i supporter potenzialmente “vettori” stessi (anche se inconsapevoli) dell’epidemia in esame. A posteriori aver scelto di renderlo “itinerante” è diventato un problema nel problema, in alcun modo risolvibile se non rimandando appunto di 1 anno l’intera manifestazione. Certo questo creerà non pochi problemi nei rapporti tra Uefa, broadcaster tv, aziende sponsor (che attendevano da 4 anni questo importante evento calcistico) e fornitori (soprattutto nell’area delle attività di hospitality). 

Ma quanto vale una edizione di un Europeo di calcio?

La prossima edizione dell’Europeo è un format del valore economico di 2,5 miliardi di euro, considerando tutte le aree di ricavi. 

Il business generale è in crescita (+600 milioni di euro di entrate) rispetto alla rassegna precedente (Euro2016). Sempre nell’ultima edizione i diritti tv pesarono per il 53%, le sponsorizzazioni per il 25%, il ticketing per il 15% e le hospitality per il 7%.

Verranno messi a disposizione circa 3 milioni di biglietti, distribuiti tra sponsor (500mila tagliandi) e tifosi (2,5 milioni), con prezzi variabili a seconda della tipologia e dello stadio: un posto in tribuna all’Olimpico di Roma, per la partita inaugurale (Italia–Turchia del 12 giugno 2020) costerà fino a 225 euro, mentre la curva potrà costare 75 euro. 

L’interesse per l’evento continentale è confermato dalle richieste provenienti da tutto il mondo (28,5 milioni), oltre il doppio di quanto avvenuto in occasione di Euro2016. L’ipotesi di una pandemia (ovvero una epidemia su scala mondiale) porterebbe alla disdetta totale delle prenotazioni turistiche previste nei 12 Paesi coinvolti nell’organizzazione. 

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