Di Marcotullio (LexJus Sinacta): Internazionalizzare il Sistema Italia e’ opportunità’ per il paese

Come ha sottolineato di
recente Maurizio Di Marcotullio, partner
di LS LexJus Sinacta, su Diritto24 (IlSole24ore.com) “L’internazionalizzazione può essere uno
strumento in grado di contribuire ed aiutare il paese a riprendere la crescita
interna auspicata ed invoca da più parti. In tal senso i vertici di Governo dovrebbero
tener conto che fino agli anni ottanta la presenza all’estero delle imprese
italiane era limitata ai principali gruppi industriali del Paese. 
Successivamente,
il processo di espansione ha riguardato e coinvolto anche le piccole e medie
imprese, soprattutto manifatturiere. I processi di internazionalizzazione nel
2013 hanno ripreso vigore dopo una leggera flessione del periodo precedente.
Come dimostrato anche dai dati sull’export. La nostra economia ha potuto
reggere, o comunque evitare danni più gravi grazie quasi esclusivamente alla
proiezione estera, considerato che la domanda interna è restata piatta
”.

 

Sempre secondo l’analisi elaborata
dall’esperto, componente della Commissione internazionalizzazione dell’Ordine
dei Dottori Commercialisti di Roma, complessivamente il 44,5% delle imprese con
più di 10 addetti intrattiene rapporti produttivi e commerciali con l’estero
(era il 39,2% nel 2012).
 L’internazionalizzazione va tuttavia
pianificata, sostenuta e monitorata. In altre parole va curata, come
richiede qualcosa che è per sua natura strategica, e ciò affinché la stessa non
assuma forme degenerative che possano sfociare in fenomeni di cosidetta
delocalizzazione.
 Fenomeno quest’ultimo
che ha attratto diversi gruppi ed aziende all’estero, che è uno strumento
(secondo molti addetti ai lavori più di natura fiscale che produttiva)
attuabile, ma che non rientra più in quell’idea di strategia a 360 gradi, che,
invece, permette l’internazionalizzazione del sistema Italia (inteso nel suo
complesso).

 

Interessante il passaggio finale
dell’analisi di Di Marcotullio sulla delocalizzazione. “…Delocalizzazione è lo spostamento dell’intero processo produttivo
verso Paesi in via di sviluppo o di nuova industrializzazione, con conseguente
spostamento della capacità produttiva in altri Paesi
. Nell’ultimo periodo stiamo assistendo ad
un fenomeno di delocalizzazione fiscale, ovvero alla ri-localizzazione di attività
operative, o di interi processi produttivi, verso Paesi a minor pressione
fiscale. Si veda l’esempio ormai noto di FCA (già FIAT), ma anche di Burger
King’s che ha recentemente spostato la propria sede legale dagli USA al Canada,
anche per un’ottimizzazione della propria fiscalità.
Oggi il processo di
supporto all’internazionalizzazione del Sistema Italia è ancora frammentato e
manca di una vera cabina di regia. L’ex ICE, o meglio l’Agenzia Italiana per
l’internazionalizzazione, dopo la sua “rinascita” voluta dal governo Monti,
è ancora alle prese con una profonda fase di riassesto, che tuttavia prosegue”.

 

Attualmente le maggiori attività
operative in tema di internazionalizzazione sono gestite da SACE e da SIMEST, entrambi controllate da Cassa Depositi e Prestiti. Mentre la prima è operativa sul fronte
dell’assicurazione e del sostegno del credito all’esportazione, la seconda
gestisce invece, principalmente, il sostegno del capitale di rischio nelle iniziative italiane all’estero, “senza
però essere coinvolta nel processo inverso, ovvero nell’attrazione degli
investimenti esteri in Italia”, conclude Di Marcotullio. 
La parola d’ordine è
dunque razionalizzare per incentivare il Sistema Italia e sostenerne la
crescita, per essere più forti all’estero e dunque più forti in casa. 

Ma, soprattutto, verrebbe da dire, iniziare ad attrarre maggiori investimenti sul nostro Paese in
un’ottica di reciprocità, seguendo il modello vincente di nazioni come Francia
ed Inghilterra solo se pensiamo al mercato Europa. Gli investimenti qatarioti,
per esempio, promossi a livello istituzionale dallo stesso ex presidente della
Repubblica Nicholas Sarkozy sul territorio d’oltralpe (inclusa l’operazione
mediatica fatta sul club di calcio del Paris Saint Germain oggi totalmente nelle mani di investitori arabi) 
hanno drenato liquidità su questo mercato apportando benefici proprio in un periodo di crisi internazionale

Manca come ha affermato l’esperto romano di
internazionalizzazione una “cabina di regia”, una “strategia a tutto tondo” e
una visione di medio-lungo periodo, rafforzata da azioni da attivare però nel
breve per arginare la recessione economica, oggi trasformatasi in deflazione.

L’internazionalizzazione del Sistema Italia non è solo un’opportunità, ma anche e soprattutto un “dovere” da parte di quelle forze istituzionali che hanno a cuore il bene e il futuro del paese, proprio in un periodo di recessione economica quale quella attuale (stiamo entrando, come ha anche sottolineato il premier Matteo Renzi, nel terzo anno consecutivo di crisi, con l’aggravante, però, di essere scivolati pericolosamente verso la “deflazione”). 

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