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Calcio – La “ricetta” di Lolli (Ds) per il calcio in crisi

Appena un anno fa la Commissione Bicamerale sul mondo del calcio ha prodotto un documento “unitario”, frutto di un’indagine parlamentare sullo stato dell’arte del settore (la prima di questo genere e portata nella storia del nostro Paese), che conteneva una serie di nuove proposte: una diversa distribuzione delle risorse economiche (dai diritti tv a scendere), una diversa strutturazione di controllo, un progetto per il rilancio degli stadi di calcio italiani.

Dietro le conclusioni questo documento c’è stato l’intervento dell’on. Giovanni Lolli (Ds), che “Sporteconomy.it” ha incontrato in esclusiva per capire cosa si è mosso nel mondo del pallone a distanza di un anno dalla redazione del documento in esame.

“Poche settimane dopo la stesura del report”, spiega Giovanni Lolli, “abbiamo ricevuto dalla Figc un documento di risposta, ma costruito su basi generiche…La realtà è che fin quando non si metterà mano in modo organico al sistema calcio i problemi continueranno a riproporsi con scadenze sistematiche…Per riportare legalità in questo mondo che dirige il sistema calcio bisogna creare ed applicare regole trasparenti…Se il pallone è un business allora che funzioni in modo corretto, ad esempio patrimonializzandosi attraverso gli stadi, piuttosto che come è
avvenuto fino ad oggi, in modo fittizio, attraverso manovre ed operazioni all’interno del parco-giocatori”.

Il cavallo di battaglia del parlamentare diessino è il tema degli “stadi”. Euro 2012, infatti, può diventare un’opportunità, ma non deve trasformarsi nel buco di denaro creato dalla lievitazione dei costi degli impianti di Italia ’90 (di cui ancora oggi i cittadini italiani pagano le dirette conseguenze). “L’Istituto per il Credito Sportivo“, continua Lolli, “deve diventare la fonte primaria per dar vita a nuovi stadi in Italia, moderni, dotati di servizi e in linea con le normative Uefa/Fifa in tema di sicurezza e lotta alla violenza…Sul fronte nazionale la gestione dello stadio Olimpico e soprattutto il suo potenziale utilizzo da parte di S.s. Lazio e A.s. Roma è veramente un bel problema, di difficile soluzione..almeno per il momento”.

Nessuno dei due club, a partire dalla S.s. Lazio, ha bisogno di un impianto da 80 mila posti a sedere. Servono, invece, due stadi di “proprietà” da 50 mila posti, con l’Olimpico utilizzabile per i grandi eventi (non solo sportivi). Logico però che Coni SpA e Comune di Roma siano seriamente preoccupati, perchè oggi si trovano un impianto sovradimensionato per le esigenze di entrambi i club capitolini. Nel caso in cui, infatti, l’Olimpico non fosse più utilizzato da Roma e Lazio i costi di gestione dell’intera struttura sarebbero a carico dei due enti citati.

Sul tema della “mutualità” Lolli ha una sua ricetta: tutti i ricavi della serie A dovrebbero rimanere di proprietà dei 20 club della massima serie, con una distribuzione dei ricavi ripartita al 50% tra tutti i club e l’ulteriore 50% solo per meriti sportivi. La “A”, però, dovrebbe prevedere una aliquota fissa (per esempio nella misura del 5%) che dovrebbe andare ai restanti club di B/C1/C2/fino alle serie dilettantistiche.

Verrebbero premiati, tra l’altro, i club con in campo tra sei ed otto calciatori Under 21. “Sicuramente, dopo la stesura del documento della scorsa estate, è necessario sentire nuovamente tutti i soggetti coinvolti nel 2004”, conclude Lolli. “A settembre daremo vita ad una nuova commissione, questa volta monocamerale, che chiederà conto di quello che sta avvenendo nel calcio e che soprattutto vuole iniziare ad essere di indirizzo per il settore”.

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Marcel Vulpis

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