Punto e a Capo

Calcio – Un’estate bollente tra “giustizia sportiva e ordinaria”

L’estate bollente del calcio italiano sta vivendo ancora una volta un’assurda alternanza di verdetti tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria. Negli ultimi anni sono state molte le squadre che hanno coinvolto per la loro salvezza, istituzioni esterne a quelle sportive,
senza dimenticare i molti parlamentari della Repubblica, spesso sonnacchiosi tra i banchi di Maggioranza e Opposizione, pronti a scatenare il finimondo per difendere la squadra dove hanno il loro collegio elettorale. Oggi non si riesce, a circa un mese dall’inizio del campionato di calcio, a poter definire i calendari, per una serie di ricorsi prima respinti dalla “giustizia sportiva”, poi ripresentati ed in alcuni casi accettati dalla giustizia ordinaria, a cui fanno ora appello presso il Consiglio di Stato, come ultima istanza, le squadre che si sentono danneggiate dalla decisione del TAR e addirittura la stessa Figc. Una situazione che si ripresenterà ogni anno, e che parte da lontano, da quando cioè i controlli sullo stato finanziario dei club furono stranamente “dimenticati”, permettendo casi di “doping amministrativo”, ed il costante e vertiginoso aumento dei debiti verso il fisco e l’Inps, senza che nessuno intervenisse facendo rispettare le regole del mondo del calcio e quelle più generali dell’ impresa. Ci domandiamo che senso abbia avere una giustizia sportiva che decida sull’ammissione di una squadra ad un campionato sulla base di proprie regole, se poi la stessa può presentarsi davanti al tribunale ordinario per ottenere un ribaltamento del precedente verdetto; e come si possa “cancellare” un club per un vizio di forma nella presentazione della propria documentazione, quando risultano iscritte squadre con situazioni debitorie davvero sconcertanti che “risolvono” momentaneamente i loro problemi con fidejussioni risultate in alcuni casi “senza valore”.
Nel mondo del calcio c’è bisogno di un serio riordino delle regole, delle relative penalità e dei gradi di giudizio che i club iscritti alla Federazione devono accettare e rispettare. E’ necessario che le autorità sportive e gli organi istituzionali studino insieme una nuova forma di giustizia, che eviti questi valzer di giudizi , prevedendo da subito una divisione netta delle competenze tra giustizia sportiva ed ordinaria. Se la giustizia sportiva verrà indicata come l’unica con poteri decisionali anche per l’iscrizione
dei club ai campionati di calcio, vorrà dire che nè il Tar nè il Consiglio di Stato avranno voce in capitolo sulle vicende del calcio italiano. Ci auguriamo che questo sia l’ultimo anno in cui i tifosi e gli addetti ai lavori, assistano ad estenuanti “ping-pong” tra le aule dei tribunali, anche se qualche dubbio, in un Paese abituato a decidere poco e che “ama” sguazzare nella confusione, i lettori ci consentiranno di averlo.

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Marcel Vulpis

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