Libri – Da Giulia Toninelli un racconto unico sull’icona Ayrton Senna.
Il libro di Giulia Toninelli “Ayrton Senna-Occhi feroci, occhi bambini”(Edizioni Lab DFG – 192 pagine), bisogna leggerlo soprattutto perché è il racconto di una giornalista che, per ragioni anagrafiche, non ha mai visto correre uno tra i piloti da corsa più iconici di tutti tempi. Le pennellate fatte di tempi verbali, aggettivi, avverbi, sostantivi della giornalista bresciana, si dipanano con la stessa logica di un evangelista che non ha mai visto né conosciuto Gesù di Nazareth, però riesce comunque, in un incredibile percorso empatico e di fede, a delinearne la storia e i miracoli.
Perché la vita del pilota “paulistanos” è stata mistero ancestrale e cordoli di un circuito presi con l’abilità tenace di chi vuole andare il più veloce possibile senza finire fuori pista. Toninelli, come Omero nella sua visuale della guerra di Troia e la più lucida degli archivisti, parte dal centro di tutto il mondo di Senna: la famiglia e il suo Brasile. “Io appartengo a queste case, a queste vie, a questo amore grondante melanconia”, scrive un altro immortale “paulistanos” come Mario de Andrade, quasi un presagio a tutto ciò a cui sarà devoto il tre volte campione del mondo della Formula 1. E nella melanconia si perde subito il libro di Toninelli, che gronda anche di cronaca e dettagli, ma si ancora subito a quel lato del carattere del pilota da sempre dalla stampa definito ombroso, ma in realtà figlia della suggestione tutta brasiliana di “Garota de Ipanema” di Antonio Carlos Jobim e capolavoro assoluto della musica carioca e mondiale.
Giulia Toninelli sottolinea il desiderio di Senna di passare attraverso l’errore per imparare, pur sapendo che l’errore lo avrebbe portato alla sconfitta. E a Senna la sconfitta lo macerava fino alle viscere dell’anima e del cuore; dimenticatevi gli scanzonati su gomma come Eddie Irvine o James Hunt, capaci di annegare in una pinta di birra le avversità di un Gran Premio, per Senna l’errore cercato inconsciamente era la fustigazione con il cilicio per risorgere dal peccato. Risorgere più forte di prima, ovviamente.
Toninelli fa toccare con quel tipo di immaginazione attiva, che solo la bella scrittura ti può dare, l’inquietudine di chi era venuto al mondo gracile, traballante e lento nei movimenti. Anche il suo non aver camminato fino a tre anni lo si può assumere come una premonizione, considerato come la sua vita trascorrerà soprattutto sopra un seggiolino. Fino all’ultimo istante. E’ il racconto dettagliato di un Omero che è stato sulla piana troiana davanti alle Porte Scee e con la mano sulla spalla di Ulisse, senza però esserci mai stato, questo libro.
E’ la cronaca di aver visto Lacoonte/Roland Ratzenberger contro un muro del circuito di Imola, senza poter immaginare che il giorno dopo sarebbe toccato a lui. Ma prima del tragico epilogo, nel lavoro di Toninelli c’è Senna in tutta la sua forza e la sua fragilità nel lavoro, che in ogni pagina prova a raccontare a se stessa e a tutti coloro che non c’erano il motivo di un mito che resiste all’usura del tempo e all’accavallarsi di altri miti. Il racconto portato avanti senza mai annoiare, ci descrive un Senna animato da qualcosa che va oltre la passione, siamo davanti ad una conversione ai motori da monaco tibetano. “Era un ragazzino dannatamente curioso –scrive Toninelli-, interessato alla tecnica, ai motori, a tutto quello che si muoveva sotto ai suoi piedi quando si metteva alla guida.
Un’etica del lavoro mai vista, una cosa che non poteva aver imparato- non a quella età-ma che portava dentro da sempre”. C’è ammirazione in queste parole, ma anche la volontà di compenetrare il mistero per comprenderlo. E’ una sorta di partita a scacchi con il mito, quella dell’autrice, incurante persino del pericolo di cadere da un momento all’altro in una agiografia non credibile.
Cosa che non accade. La morte e il suo ricordo ancora oggi vivo in Brasile chiudono un libro fatto per capitoli che potrebbero essere letti benissimo anche a se stanti, dove sullo sfondo passano tracce di quella storia della Formula 1 ancora non dominata completamente dall’elettronica. Il libro non eccede nella forma letteraria, ma l’idea rimane pagina per pagina quella di documentare, di far rifiorire dal passato pezzi di un puzzle fatto di gloria e sentimenti intimi. Per Senna vivere è stato immagazzinare informazioni, che formano esperienza e senso delle cose. “Occhi Feroci, Occhi Bambini” non è un espediente narrativo per far battere i cuori a dei tifosi, ma un viatico per apprezzare il valore della formazione. Una via di mezzo tra una fiaba educativa e un vademecum per mettersi sulla strada con coraggio e determinazione. Può essere il regalo che nessuno si aspetta per uscire un attimo dal display di uno smartphone e concentrasi sulla pagina sfogliata, sfogliata, e ancora sfogliata. Consentitemi, in conclusione, una nota agiografica: Giulia Toninelli è una giornalista di cui gli appassionati dei motori sentiranno molto parlare in futuro, degna erede del gente del calibro di Leo Turrini e Giorgio Terruzzi. Non serve aggiungere altro.