Il business delle squadre di eSports più influenti al mondo.
(di Valerio Vulpis) – Nel 2024, l’industria degli eSports ha continuato la sua corsa inarrestabile verso l’élite del business sportivo globale. Squadre con milioni di follower, incassi da record e partnership con multinazionali hanno confermato che i videogiochi competitivi non sono più un passatempo di nicchia, ma un colosso economico che attrae investimenti da ogni settore.
Chi comanda nel mondo degli eSports
Le squadre più importanti del circuito non si limitano a vincere tornei: sono veri e propri brand globali. In cima alla classifica troviamo “OG” (scuderia americana con sede nel Delaware), dominatrice storica di Dota 2, che ha generato oltre 11 milioni di dollari nel 2024 grazie anche a sponsor di peso come Red Bull e BMW. Segue “T1“, icona sudcoreana di League of Legends, sostenuta da colossi come Samsung e Nike.
Tra i team nordamericani, spicca FaZe Clan, che mescola gaming competitivo e cultura pop. Con quasi 10 milioni di dollari di ricavi e sponsor come Rollbit, DraftKings e Nike, FaZe è diventato un marchio ibrido tra intrattenimento, sport e lifestyle.
Altri nomi forti includono G2 Esports, supportata da Red Bull e Adidas, e Team Liquid, sponsorizzata da Monster Energy e Alienware. Queste squadre partecipano a titoli come VALORANT, CS:GO, LoL e Apex Legends, dominando le classifiche non solo per risultati, ma per capacità di attrarre partner commerciali.
Sponsorizzazioni linfa “primaria” del sistema
Nel modello economico degli eSports, la sponsorizzazione rappresenta la voce principale di ricavo. Secondo un report di Esports Insider, circa il 60% delle entrate delle squadre proviene da accordi con brand, una percentuale superiore a quella registrata nei principali sport tradizionali.
I settori più attivi sono:
- Tecnologia: aziende come Alienware e Samsung forniscono attrezzature e visibilità;
- Beverage: Monster e Red Bull sono tra i nomi più presenti sui canali Twitch e YouTube dei pro player;
- Moda: marchi come Adidas e Nike hanno iniziato a sponsorizzare non solo maglie, ma intere linee di abbigliamento da gamer;
- Scommesse e criptovalute: piattaforme come Rollbit o DraftKings hanno colto l’opportunità di un pubblico giovane e digitale.
L’inserimento di sponsor non convenzionali ha tuttavia acceso i riflettori su questioni etiche. Alcuni report, come quello pubblicato dal The Guardian, denunciano l’ingresso di “big polluters” nei circuiti eSports, sollevando dubbi sulla sostenibilità del modello in sè.
Nel panorama globale, l’Italia inizia ora a ritagliarsi uno spazio. La squadra romana MKERS ha stretto una collaborazione con il club calcistico saudita Al Nassr, segnando un passo importante verso l’internazionalizzazione. L’ingaggio del campione del mondo di EA FC 24, João “Jafonso” Vasconcelos, dimostra la volontà di competere ai massimi livelli.
Tuttavia, il mercato italiano degli eSports è ancora lontano dai numeri delle big: pochi sponsor internazionali, bassa penetrazione nei media generalisti e difficoltà a monetizzare su scala globale. Il potenziale, però, è elevato: l’unione tra calcio, gaming e nuove tecnologie può aprire scenari impensabili fino a pochi anni fa.
Il futuro nel segno di una crescita esponenziale
Secondo le proiezioni di Newzoo, il valore globale dell’industria eSports supererà i 3,5 miliardi di dollari entro il 2026. A guidare questa crescita saranno le sinergie con il mondo dello sport, dell’entertainment e della moda.
In questo contesto, le squadre non sono più solo “team”, ma hub di contenuti, influencer e investimenti. E mentre il confine tra sport tradizionali e videogiochi si fa sempre più sfumato, una cosa è certa: il business degli eSports è diventato grande e continuerà a crescere.