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Più che la “pubblica utilità” serve una nuova Legge sugli Stadi

(di Marcel Vulpis) – Anni per varare un provvedimento sul tema stadi (dopo un vero e proprio Vietnam nelle commissioni Cultura dei due rami del Parlamento) e poi con il governo Letta l’approvazione di un testo, che, oggi, fa più discutere che convincere.

Serve una nuova legge stadi che determini una serie di regole chiare e non interpretabili come quelle attuali. Il legislatore dell’epoca non voleva certamente creare questo caos, ma, di fatto, questo è successo. E adesso il progetto del futuro stadio della AS Roma, è diventato un nuovo Vietnam per i soggetti coinvolti. Non ultimo l’esposto del M5S Roma, che parla di palese violazione del concetto di pubblica utilità applicata a questa nuova maxi opera destinata a cambiare il volto urbanistico e non solo dell’area di Tor di Valle.

Nei due commi della legge sugli stadi , approvati a dicembre 2013 dopo appunto una lunga serie di polemiche,  sono poi cadute le ipotesi più “a rischio speculazione”  ed è stata esplicitamente introdotta  l’“esclusione   della realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale”. Sembra però incredibile che sia stata  affidata  a due commi di  poche righe la funzione  di regolare operazioni economiche gigantesche, come per esempio quella della AS Roma, con fortissimo impatto sul territorio, che avrebbero meritato un ben diverso dispositivo normativo, organico e concreto.

Adesso la cosa più giusta da fare sarebbe cancellare i commi in esame e fare una legge come si deve. Lo merita il mondo del calcio, e lo merita soprattutto quel sacrosanto diritto alla trasparenza insita in ogni testo normativo degno di questo nome. Uscendo dall’ipocrisia, questa cosiddetta “legge sugli stadi” è già obsoleta e non serve più a regolamentare una materia complessa, oltre che in continua evoluzione. Piuttosto che assistere a continue battaglie, a colpi di carte bollate (come nel caso del M5S Roma), da parte di opposti schieramenti (soprattutto politici), non sarebbe meglio mettere attorno ad un tavolo tutti i soggetti coinvolti (club di calcio, rappresentanti del Parlamento/Governo, amministratori pubblici e costruttori interessati alle opere) per stabilire regole certe e condivise da tutti? Un minuto dopo si potrebbe legiferare senza che nessuno possa più contestare niente o interpretare (norme trasparenti) a proprio favore.

E’ tempo di indire gli “Stati Generali dello Sport” e di nominare anche un nuovo delegato allo sport in seno al Governo (per non parlare dell’ICS, da oltre due anni e mezzo operante solo attraverso il commissario straordinario). Due operazioni che il premier Matteo Renzi dovrebbe concertare con il CONI di Giovanni Malagò già in autunno, ascoltando non solo le forze di governo (NCD e Scelta Civica) ma anche tutte le forze parlamentari. 

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Marcel Vulpis

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