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La FIN di Barelli allo scontro con la Giunta Coni e il collegio di garanzia. All’orizzonte anche una richiesta di risarcimento danni.

“Abbiamo trattato il ricorso della FIN pervenuto al Coni venerdì pomeriggio e al Collegio di garanzia. E’ un ricorso al TAR contro la sentenza del Collegio sul terzo grado della famosa vicenda Fin-Malagò, per le mie dichiarazioni fatte in Giunta un anno fa. Io ho parlato solo 20 secondi a riguardo, ma tutti hanno parlato di precedente antipatico e pericoloso” – ha continuato il numero uno dello sport italiano. Lo stesso ha fatto notare che la vicenda, come erroneamente sottolineato da un titolo di un quotidiano nazionale (La Gazzetta dello Sport, nda) “non è tra Paolo Barelli e Giovanni Malagò, ma tra la FIN nel suo complesso e la Giunta CONI, oltre al collegio di garanzia, che dipende dallo stesso CONI”. La FIN, attraverso il suo presidente (Paolo Barelli) sarebbe pronta, pertanto, non solo ad adire le vie legali davanti al TAR, ma vanterebbe anche richieste di risarcimento danni (per milioni di euro – come si vocifera in ambienti del nuoto). Vere o false che siano questi rumour, resta il fatto che tutta la questione sta creando grande imbarazzo e rischia di degenerare ulteriormente. 

La posizione del presidente Paolo Barelli (FIN) infatti avrebbe messo in forte imbarazzo diversi membri Giunta CONI, che, a turno, gli avrebbero chiesto di ritirare questo ricorso al TAR. Solo Franco Carraro, neo presidente del comitato promotore di Roma per la Ryder cup 2022, si sarebbe schierato a favore dell’ex senatore del centro-destra. 

Vedremo come la querelle proseguirà nelle prossime settimane, certamente questo “caso” unico nella storia del mondo CONI può diventare un fatto spiacevole, visto che Roma si candida ai Giochi estivi del 2024 e Malagò è tra i principali fautori di questo progetto. Ironia della sorte il danno di immagine che potrebbe nascere non solo per il CONI ma anche per il comitato promotore della candidatura, di fatto, toccherebbe anche lo stesso mondo del nuoto, da sempre, insieme all’atletica leggera, tra le discipline “regine” in ambito olimpico.

Un pizzico di buon senso dovrebbe portare la FIN, nella persona di Paolo Barelli, a ritirare questo  ricorso, sbagliato nei termini e nella sostanza, e a fare un “bagno di umiltà” per il bene delle discipline sportive tricolori. Questo vorrebbe il buon senso e un pizzico di esperienza politica (considerati anche i precedenti incarichi di Paolo Barelli nella PDL), ma ci sembra che, ormai, si sia finiti in una sfida all’OK Corral senza ritorno. Come abbiamo fatto notare oggi in sede di conferenza stampa, se questo atteggiamento da “muro contro muro” dovesse continuare portando la stessa FIN e il suo presidente (Barelli) ad una sconfitta giudiziaria, “qualcuno” dopo, però, in Giunta CONI potrebbe anche invitare il numero uno della Federnuoto a dimettersi. Ipotesi da non scartare a priori. Ne vale la pena, presidente Barelli? Crediamo sinceramente di no. 

(di Marcel Vulpis) – Non era mai successo che una Federazione facesse ricorso alla giustizia dello Stato contro un provvedimento della giustizia sportiva”, ha spiegato ai rappresentanti dei media il presidente Giovanni Malagò, al termine dei lavori della 1033ima Giunta CONI. Per quanto riguarda la vicenda della presunta doppia fatturazione della Fin in merito alla ristrutturazione delle piscine del Foro Italico il membro CIO, Franco Carraro, si legge in un take Adnkronos, avrebbe auspicato in Giunta un’archiviazione da parte del GIP della posizione del presidente della Federnuoto, Paolo Barelli.

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Marcel Vulpis

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