All newsSerie A - Serie B

I conti dell’Udinese calcio nell’analisi di MondoUdinese.it

La cosa che salta più all’occhio sono le spese per consulenze tecnico sportive (quelle per il trading dei calciatori), che toccano da sole quasi il valore del costo del lavoro. Considerate che gli stipendi sono di 30milioni (nel 2013 erano 32milioni): quasi altrettanto va in una struttura tecnico sportiva atta principalmente allo Scouting dei calciatori. Di fatto è come se l’Udinese spendesse quasi 60milioni di euro all’anno per la rosa ma con la certezza di poter vendere bene. 

Vogliamo fare i critici? Di tanto si vuole crescere come rosa ed ambire in alto, di tanto si deve ottimizzare il settore osservatori (poco va agli agenti, da quanto scritto nella nota integrativa). La restante struttura dei costi vede ottime politiche di contenimento, che però non possono limare oltre il possibile.La perdita d’esercizio non è dovuta tanto alle compartecipazioni che si risolvono, quanto alle poche plusvalenze. La struttura della quale si è munita l’Udinese Calcio Spa richiede un minimo di 35/40milioni all’anno di utili da trading giocatori. Anno 2013: il trading giocatori aveva portato ricavi netti per 80milioni (plusvalenze + introiti vari – minusvalenze – introiti vari), nel 2014 la stessa voce scende a 24milioni. Qualora l’Udinese non arrivasse a fare ancora plusvalenze in quantità, basterebbe snellire la struttura degli osservatori, agenti e chi più ne ha più ne metta. 
Sembrerebbe vero, e non solo la solita frase di rito, il sogno di Pozzo di vedere qualche atleta più attaccato ai colori sociali con uno stipendio un po’ più alto, ma non troppo. Paradossalmente, ciò che è il punto debole del bilancio (la crisi economica che non permette alte plusvalenze) può diventare un punto di forza (l’abbassamento degli stipendi medi della seria A che negli ultimi esercizi si sono di molto avvicinati a quelli dell’Udinese).Ciò che si è creato di liquidità nel 2013, ecco che si è utilizzato nel 2014 a coprire l’erosione della voce più importante per una SPA, la cassa. Ovvio che altri due o tre anni come quello passato porterebbero non pochi problemi a un bilancio che deve fare i conti con l’investimento nello stadio nuovo, ma l’Udinese ha appena venduto Muriel e dispone ancora di Allan, Widmer, Hertaux e Karnezis. 
Il futuro immediato è roseo, ma un risultato sportivo migliore non guasterebbe: maggiori plusvalenze, più diritti TV e sponsor. Ogni tanto il meccanico di fiducia mi consiglia di mettere miscela al 3% nella Vespa, se metto sempre la 2% rischia di grippare. Ecco, diciamo che stiamo andando poco sotto il 2%.Potrebbe sorgere spontaneo un dubbio: se calano le plusvalenze e i diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori (-8milioni), vuol dire che la famiglia Pozzo si sta allontanando dall’Udinese? Non parrebbe, basti leggere quanti investimenti sono stati fatti, in attrezzature, in impianti e specialmente sullo stadio. Quasi 700mila euro di impianti e attrezzi (mai visto in vita mia un imprenditore che investe in attrezzature se non vuole avere un ritorno). Lo stadio poi dovrebbe diventare un business (22milioni a bilancio e non è finita). Un business che costa in termini di flussi di cassa e quindi l’Udinese non può essere abbandonata, nemmeno se si vuole.Calano drasticamente i contributi dalla Lega e le sponsorizzazioni il che potrebbe richiedere uno snellimento di quella voce sopra citata fra osservatori e calciatori. E non aiutano nemmeno i diritti tv che però, un plauso va fatto, coprono per intero il costo del personale tecnico (allenatori e calciatori) attuale. Vincono per un bel 36 contro 30 (milioni, of course). L’Udinese Calcio ci può mettere dentro anche le spese accessorie (trasferte, alloggi etc etc..) e la gestione degli eventi sportivi.Ed ora una brutta notizia per i nostalgici del calcio di una volta: i ricavi ordinari sono 56 milioni nel 2014 (un anno prima erano 66milioni): di questi 36 sono diritti tv seguiti da sponsor e, quasi in fondo, ricavi da gare. Solo l’8% dei soldi che entrano. Lo stadio diventerà un business? In quanti anni verrà ammortizzato per collimare l’investimenti ai maggiori introiti? Quanti saranno i maggiori introiti? Le plusvalenze future andranno a chiudere l’investimento tecnico per avere un aumento non significativo dei ricavi ordinari? Sarebbe interessante poter vedere un business plan dell’operazione. Comunque sia, chi va allo stadio ha il diritto morale di essere ascoltato, ma quello economico dice che contano di più i tifosi a casa o nei bar. Forse triste, ma sicuramente redditizio.I debiti netti invece aumentano per toccare una cifra prossima ai ricavi ordinari (sui 50milioni, ma ben lontani dai 100 e rotti del Parma). Qua lo stadio influisce e non poco. Occhio…
Per chiudere, lanciamo un sasso nello stagno, si legge su MondoUdinese.it, e vediamo quanti cerchi fa e dove arriveranno. L’Udinese vanta crediti verso enti del settore specifico (le cessioni giocatori) per 93milioni contro debiti per 32 milioni, il che lascia ampi margini di manovra sulla duration dei crediti. L’Udinese però paga quasi 25milioni in servizi di consulenza per il trading calciatori. Perché non diminuire le uscite, creare liquidità e smettere di fare factoring sui crediti televisivi? Perché non debellare il punto debole della mancanza di liquidità corrente, rendendo di fatto la società indipendente dal trend di mercato calciatori? Diceva Thompson, grande studioso d’aziende, che la prima regola di una organizzazione imprenditoriale è ricercare l’autonomia verso l’ambiente esterno e tanto più verso le fonti di incertezza. Il motore va, brucia bene. Perché non premurarsi dalle oscillazioni di prezzo della benzina? Lo stadio appesantisce e fa consumare molto di più.


Il portale friulano MondoUdinese.it ha analizzato il bilancio 2014 dell’Udinese calcio. Il confronto fra il 2013 e il 2014 vede un anno di difficoltà nel quale si è snellita la struttura dei costi e si è puntato sul futuro con investimenti. Diminuisce l’attivo dello Stato patrimoniale, primariamente per la perdita d’esercizio che non è tutta da ricercare nella risoluzione delle compartecipazioni, ma in un business plusvalenze che vive un anno di stanca.

Previous post

Pirelli Formula 1 2015: ecco i pneumatici per i primi 4 GP

Next post

Santini Maglificio Sportivo e Unione Ciclistica Internazionale: rinnovata la storica partnership iridata

Marcel Vulpis

Marcel Vulpis

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *