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QUANTO COSTERA’ AL GIAPPONE IL RINVIO DELLE OLIMPIADI DI TOKYO2020

(di Marco Casalone) – Pochi giorni fa, il primo ministro giapponese Shinzo Abe di concerto con il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha ufficialmente annunciato il rinvio della XXXII edizione dei Giochi Olimpici a causa dell’emergenza dovuta alla diffusione del virus COVID-19: la manifestazione, inizialmente in programma dal 25 luglio al 9 agosto di quest’anno, è stata posticipata di un anno esatto ed avrà luogo nella capitale nipponica dal 23 luglio all’8 agosto 2021.
Si tratta del primo rinvio della storia delle Olimpiadi, che si disputeranno dunque in un anno dispari: i due conflitti mondiali, infatti, avevano causato la diretta cancellazione delle edizioni del 1916 (Berlino), del 1940 (Tokyo) e del 1944 (Londra).
Le spese sostenute e i ricavi previsti
Il Giappone deve quindi fronteggiare una situazione estremamente complicata, sia dal punto di vista organizzativo che economico, visti gli altissimi costi sostenuti dal paese per l’organizzazione dell’evento: si stima infatti che la sola candidatura a paese ospitante sia costata ben 62 milioni di euro e che, una volta vinta la concorrenza di Madrid ed Istanbul nel 2013, l’iniziale previsione di 9 miliardi di dollari di spese sia stata rivista lo scorso anno dagli stessi organizzatori dei Giochi ed aumentata fino a raggiungere i 12,5 miliardi.
Negli ultimi mesi del 2019, il Consiglio di Revisione Contabile del Giappone ha pubblicato un report nel quale si evidenzia come, a causa di uscite aggiuntive sostenute da amministrazioni locali e nazionali e non inizialmente previste, la nazione nipponica potrebbe spendere in totale oltre 26 miliardi di dollari, includendo nel conteggio anche i Giochi Paralimpici e gli oltre 3 miliardi di dollari pagati dalle aziende giapponesi al comitato organizzatore per i contratti di sponsorizzazione.
Infine, in termini di PIL, se gli investimenti per i Giochi sono comunque costati lo 0,2% del prodotto interno lordo, si teme che il rinvio possa causare un’ulteriore riduzione della crescita fino a mezzo punto percentuale.
Nello stesso documento sono stati inoltre rivisti anche i numeri concernenti le entrate previste, rilevando un aumento di 300 milioni di dollari rispetto alle stime inizialmente dichiarate e portandole a sfiorare i 6 miliardi di dollari totali: una cifra che migliorerebbe sensibilmente l’economia giapponese e dovuta principalmente all’incremento degli investimenti edilizi ed all’aumento del turismo estero (non limitato esclusivamente alla capitale ma esteso, grazie alla creazione di itinerari dedicati, a tutte le aree regionali).
Quanto costa il rinvio
Evitato lo spettro della totale cancellazione, che avrebbe comportato perdite comprese tra i 40 e i 60 miliardi di dollari, il Giappone dovrà comunque affrontare le spese causate dal rinvio annuale: una somma che, secondo uno studio portato a termine da Katsuhiro Miyamoto (professore emerito alla Università Kansai di Osaka ed esperto in economia dello sport) dovrebbe assestarsi sui 5,5 miliardi di dollari, confermando quindi le stime del Nikkei (la borsa di Tokyo) e di Goldman Sachs (una delle maggiori banche d’affari del mondo) che quantificavano i costi da sostenere tra i 5 e i 6 miliardi di dollari.
Si tratta in ogni caso di dati puramente indicativi, dal momento che non è ancora possibile sapere con certezza quanti tifosi confermeranno i propri biglietti e le prenotazioni alberghiere (e a quanto ammonterà il risarcimento previsto per chi invece non potrà rimandare i propri impegni) e l’esatto ammontare dei nuovi costi di affitto e gestione delle strutture sportive, sia di proprietà statale che privata.
Uno dei nodi più delicati da sciogliere resta quello dei diritti televisivi, la cui assegnazione per un totale di 4,5 miliardi di dollari ha di fatto segnato un record per la storia delle Olimpiadi, visto che non è ancora chiaro se i contratti resteranno validi anche nel 2021 o se dovranno essere rinegoziati a cifre diverse: ad esempio, “Discovery Networks Europe” (la filiale europea di Discovery Inc., azienda statunitense dedicata allo sviluppo e alla gestione di canali televisivi tematici) ha pagato quasi un miliardo e mezzo di dollari per assicurarsi i diritti per l’Europa, una cifra simile a quella sborsata dalla National Broadcasting Company (meglio nota come NBC, azienda radiotelevisiva statunitense con sede a New York), la cui spesa per la trasmissione delle gare negli USA si aggira intorno al miliardo.
Ciò che invece appare certo è che solo una minima parte delle perdite previste verranno ammortizzati dal CIO: l’assicurazione voluta nel 2002 dall’allora presidente Jacques Rogge e stipulata con un consorzio di compagnie che coinvolge Swiss Re, Munich Re e Lloyds, garantisce infatti una copertura di circa 900 milioni di dollari in caso di annullamento o rinvio dell’Olimpiade.
Al di là di questa cifra, sarà la città di Tokyo a dover farsi carico dell’importo rimanente, con la concreta ipotesi di dover ricorrere ad un aumento delle tasse per riuscire a far fronte alla spesa.
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Redazione

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