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Petrorubli & sponsorship: il nuovo matrimonio del calcio russo

Petrorubli, pallone e nuove oligarchie politico-economiche. I tycoon russi del Terzo Millennio stanno investendo in modo massiccio nel pianeta calcio. La recente vendita all’asta della compagnia petrolifera Yukos (o svendita seconda la stragrande maggioranza della stampa straniera) ha un’appendice sportiva. L’agonia del maggiore produttore di greggio russo (controlla attualmente il 19.5% del mercato nazionale)  potrebbe creare non pochi problemi alla Dinamo Mosca, sponsorizzata proprio dal marchio Yukos. La compagnia petrolifera Sibneft (7.5% del mercato), di proprietà dell’uomo d’affari Roman Abramovich (lo stesso che detiene il controllo del Chelsea F.c.), è diventata lo sponsor principale del Cska Mosca.  L’altro club moscovita, lo Spartak, è firmato dalla rivale Lukoil (18.7%). Proprio lo Spartak lo scorso 19 ottobre, attraverso  l’azionista di riferimento Leonid Fedun, ha annunciato che, grazie all’ingresso di nuove risorse provenienti dalle sponsorship, si quoterà al listino di Mosca entro il 2006. L’operazione sarà legata alla costruzione di un nuovo stadio, il cui costo stimato è tra i 32 e i 40 mln di euro. Il maggiore investimento porta la firma della Sibneft legatasi al Cska Mosca per la cifra record di 54 mln di Usd (fonte: Prime-Tass). Tre dei sette maggiori produttori petroliferi russi, pertanto, hanno investito ingenti risorse nella serie A nazionale. E gli investimenti di questi nuovi tycoon interessano anche altri mercati sportivi. Il caso più noto è quello di Roman Abramovich, presidente-proprietario del club londinese del Chelsea, ma anche la Gazprom (polo petrolifero statale saldamente nelle mani del premier Vladimir Putin) si è affacciata nello sport sponsorizzando la scuderia Minardi di F1 .Ma cosa si cela dietro queste operazioni di sponsorship?. E’ possibile che, in pochi mesi, i colossi del greggio russo abbiano scelto di entrare nel mondo del calcio nello stesso momento storico?. Troppo casuale per sembrare realistico. Certamente il pallone crea immediatamente popolarità e notorietà. Una ventata di exposure per chi cerca di accreditarsi sia sul mercato domestico, che a livello internazionale. E’ ciò che è successo a Roman Abramovich, miliardario russo uscito come un coniglio dal cilindro, con l’acquisto del Chelsea e ciò che sarebbe avvenuto ai maggiori azionisti della Nafta Mosca (azienda petrolifera russa), che, nella scorsa stagione, hanno tenuto con il fiato sospeso i tifosi della A.s.Roma, prima di scomparire nelle brume della madre Russia. Allora si parlò di investimenti faraonici che potevano entrare nelle casse del club capitolino. Troppo facile per essere vero ed, infatti, tutto finì così come era iniziato. Qualche dubbio, però, sulla bontà di questi investimenti petrol-calcistici rimane. Se l’aggiudicazione dei principali asset della Yukos alla fantomatica Baikal (la sede legale è a Tver  – 140  km a nord-ovest di Mosca – ma non ha un ufficio proprio e viene ospitata in un edificio insieme ad un call-center di telefoni cellulari e ad un bar) è avvenuto in un clima di scarsa trasparenza, deve far riflettere sugli ulteriori investimenti  (anche in ambito sportivo) di questi colossi economici. Il livello di guardia deve rimanere alto (da parte dei media, degli addetti ai lavori e non solo…). Non è illecito investire nel calcio, purché vi sia coerenza tra il business dello sponsor e il club di riferimento e soprattutto se il tutto non avviene attraverso iniezioni indiscriminate di denaro (senza ritorni economici almeno nel medio periodo per lo sponsor). – riproduzione riservata – Link : Società russa per il Brescia Calcio?

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Marcel Vulpis

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