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L’AGI accende i riflettori su un’indagine collegata al mondo dei motori

(di Alessio Bucchianeri) – Secondo la giornalista Manuela D’Alessandro (agi.it), dietro le pubblicità sui caschi di molti piloti del campionato mondiale di automobilismo e non solo, si celerebbero centinaia di contratti gonfiati, su cui 24 procure italiane hanno fatto partire una serie di indagini cominciate 10 anni fa, da cui sono scaturiti circa 80 nomi di addetti ai lavori coinvolti in questo procedimento giudiziario.

Il 7 luglio 2018, il tribunale di Monza ha emanato le prime condanne nei confronti di 4 componenti di una organizzazione, che, stando alle informazione della Procura di Monza, avrebbe creato circa 80 milioni di euro di fondi “neri” utilizzando la Formula1, la Moto GP e altri campionati minori per movimentare questa ingente somma di denaro. Tra i condannati, spunta il nome di un imprenditore elvetico, e secondo il GUP di Monza, che lo ha condannato a 7 anni e 4 mesi di reclusione, sarebbe lui “la mente” capace di architettare questo meccanismo.

Stando sempre alle indagini della Procura, l’imprenditore avrebbe riciclato denaro soprattutto grazie a tre società di diritto inglese, che “emettevano fatture per operazioni totalmente o parzialmente inesistenti nei confronti di società italiane partecipanti alla frode con oggetto contratti di sponsorship”.

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