Il caso Cannavaro: anche il “giornalismo” esce sconfitto

Le sequenze schoc di Fabio Cannavaro, che, ai tempi d’oro del Parma calcio utilizzava, su imput dei medici sportivi emiliani, cardiotonici per il recupero muscolare hanno sicuramente colpito il grande pubblico. Lasciando più di qualche dubbio nella testa del tifoso-medio italiano.Per la trasmissione “Punto a Capo” è stato sicuramente un momento di irripetibile notorietà, ma se andiamo a fondo della vicenda, c’è qualche dubbio anche sull’utilizzo giornalistico della notizia?.Se è vero che la Rai ha avuto questo documento per un mese intero, perchè non ha contattato subito il difensore della Nazionale?. E se è vero, come ha dichiarato lo stesso Cannavaro che queste cassette sono ancora all’interno della sua abitazione, chi aveva interesse a screditarlo fino a tal punto, creandogli, nel futuro, non pochi problemi a livello di sfruttamento d’immagine?. E’ stato giusto mandare in onda, da parte della Rai, delle immagini ricevute da una fonte anonima?. Se passa questo concetto arriveramo alla tv-delazione?.

Punto e a Capo

Il caso Cannavaro: anche il “giornalismo” esce sconfitto

Le immagini di Fabio Cannavaro con la flebo al braccio (trasmesse durante l’ultima puntata di “Punto a Capo”/Rai Due) hanno fatto il giro del Mondo, creando non pochi problemi d’immagine (presenti e futuri) al giovane difensore della Nazionale italiana e qualche nuova riflessione sull’utilizzo disinvolto dei farmaci nel pianeta calcio.

Ma ad uscire sconfitto in questa storia, non certo edificante, è lo stesso “giornalismo”. Durante la trasmissione della tv di Stato veniva, infatti, spiegato al grande pubblico che la cassetta “scandalo” era stata acquisita dalla Rai in forma anonima. Tradotto in italiano, sulla base di quanto dichiarato pubblicamente, Masotti (conduttore di Punto a Capo) e il suo staff non conoscono l’identità della fonte. Ora alla base del giornalismo c’è sicuramente la tutela della fonte. Diverso, però, è mandare in onda immagini di una cassetta di cui non si conosce il nome del mittente.

E’ un caso pericoloso quello che è avvenuto giovedì scorso sulla seconda rete della Rai. Se passa la tesi che è sufficiente inviare una cassetta per colpire lo sportivo o il politico di turno (che sicuramente possono sbagliare come qualsiasi mortale) ci troveremo di fronte ad una lunga lista di “delatori televisivi”, che potranno vendicarsi utilizzando proprio il mezzo televisivo. Se poi, come è stato detto durante la trasmissione Rai, il Neoton non fa parte dei farmaci “illeciti”, di che cosa stiamo parlando?. Più che una diffida Fabio Cannavaro potrebbe adire le vie legali nei confronti della Rai e l’Ordine dei Giornalisti aprire un’inchiesta su quanto accaduto. Perchè se è vero che l’originale di questa cassetta è ancora all’interno dell’abitazione di Cannavaro, ci troviamo di fronte ad un reperto acquisito dalla “fonte anonima” in modo illegale o carpendo la buona fede dello stesso giocatore.

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Marcel Vulpis

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