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Giustizia sportiva: due pesi e due misure. Le storie degli ultimi commissariamenti federali.

La notizia della radiazione di Lucio Felicita (presidente storico della Federpentathlon italiana – apparsa sul quotidiano La Gazzetta dello Sport) da parte del tribunale federale (in primo grado), che si presume abbia utilizzato “società fantasma” ad hoc per fini elettorali (anche se lo stesso Felicita, per la cronaca, ha deciso di difendersi in appello) consente di fare una serie di riflessioni tecniche sul tema della “giustizia sportiva”.

In quest’ultimo anno sono diverse le federazioni (riconosciute dal CONI) andate al voto, dopo lunghi ed estenuanti commissariamenti. E’ successo, per esempio, prima al Pentathlon moderno, ma si è proseguiti con la FISE e poi da poche settimane con la Federhockey su prato. Proprio la FIH consente di fare una riflessione nella riflessione. Quello che è stato contestato a Felicita (FIPM) è lo stesso in parte contestato alla precedente dirigenza federale della FIH. In questo caso, però, nonostante un ampio report degli ispettori del CONI che avrebbe potuto portare, in linea di principio, alle stesse considerazioni giuridiche finali, la procura ha deciso di comminare pene molto, ma molto più ridotte rigettando o trascurando il tema della presunta frode sportiva. Ci rallegriamo per la precedente gestione (così come auguriamo a Felicita, nelle opportune sedi, di poter dimostrare la sua totale innocenza), che non ha, quindi, dovuto rispondere di queste presunte colpe; resta il fatto che il lavoro minuzioso dell’audit CONI è stato praticamente stralciato. L’ente è lo stesso (parliamo del CONI) ma pesi e misure sono diversi. Forse anche su questo nel tempo bisognerà arrivare ad un comune metro di giudizio inter-federale. Non si può essere innocenti in una federazione e colpevoli se ci si trova in un’altra. I conti non tornano.

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