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Come cambierà il mercato delle pay tv, giocando sulla leva del “pricing”

 

Parola d’ordine: far scendere i prezzi degli abbonamenti alle pay-tv. A partire per prima è stata Mediaset Premium, che ha deciso di operare un deciso taglio dei costi negli abbonamenti ai diversi pacchetti (a partire da quello del calcio), passando da 20 a 15 euro al mese nell’offerta base e da 39 a 30 euro in quella più ricca.

Un’operazione legata soprattutto al mancato incremento del numero degli utenti-abbonati (un bacino di 2 milioni di utenti). Una strategia che trova la sponda anche sul mercato francese, dove il colosso Vivendi (lo stesso che è entrato in una querelle giudiziaria con le reti del Biscione) è sceso da 40 a 19,90 euro al mese per Canal+.

Una scelta obbligata vista che l’emittente transalpina ha perso ben 100 milioni di euro nel primo semestre del 2016, con un’emorragia progressiva di clientela (stimati 300 mila utenti). Da qui l’idea di rilanciarsi con una ristrutturazione finalizzata a raddoppiare l’attuale clientela, in attesa di capire ciò che succederà nell’accordo commerciale (fermato dall’authority di mercato transalpina) tra la stessa Canal+ e la qatariota BeInSports.

L’operazione di taglio dei prezzi di Mediaset è finalizzata a rilanciarsi sul mercato, sfruttando al massimo i diritti acquisiti (ai danni di Sky) della Champions league, anche se l’effetto di questa “property” non si è ancora vista sui conti societari.

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Le reti del magnate australiano Rupert Murdoch, nel frattempo, non sembrano segnare il passo anche in una forte fase di crisi economica del Paese (contrazione dei consumi a partire dai beni primari e della capacità di acquisto delle persone). I risultati, per il momento, sono più che positivi: +4% i ricavi e un portfolio utenti pari a 4,76 milioni. Proprio Sky potrebbe (sub)entrare nella partita Mediaset-Vivendi (sempre che l’Antitrust decida di dare il via libera ad una operazione del genere), se non si arrivasse ad un “matrimonio” consensuale tra le parti. Sky, nel frattempo, sta diversificando la propria offerta televisiva: “core” sempre sul calcio, ma crescono anche basket e motori. Al di fuori dello sport sta puntando su produzioni di serie tv “originali”, con alcuni player indipendenti del mercato, e alla vendita di queste produzioni soprattutto sui mercati esteri.

bundesliga_diritti tv

Dal punto di vista del consumatore (l’utente-tifoso abbonato nel caso del prodotto calcio/sport), questa discesa generalizzata dei prezzi è sicuramente un fatto positivo, ma l’altra faccia della luna è il futuro del mercato dei diritti tv. Molti analisti iniziano ad immaginare un valore della “torta” dei diritti audiovisivi del calcio molto più basso rispetto a quanto incassato dagli advisor delle Leghe fino ad oggi. Diventa, pertanto, indifferibile per i club puntare su fatturati più “bilanciati” in tutte le aree di ricavo.

Il modello di riferimento può essere il Bayern Monaco (Bundesliga1), dove le entrate da diritti tv non superano il 30% rispetto a quelle da match-day e sponsorship/attività commerciali.

 

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Redazione

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