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Calcio – Lippi condanna il criptato

Il CT azzurro, in occasione di un incontro, avvenuto nei giorni scorsi ad Uliveto Terme tra gli addetti al lavoro del mondo del calcio, ha criticato il possibile scenario futuri dei diritti televisivi, con la pay per view che cerca di cannibalizzare la tv in chiaro, togliendogli
sempre più eventi sportivi a suon di milioni.

In occasione della prossima World Cup, ad esempio, sulla televisione di stato sarà possibile seguire solamente le partite
della nostra nazionale e le fasi finali a partire dai quarti. Lippi ha auspicato che non si arrivi mai ad un offerta globale del calcio in Tv solo a pagamento. I grandi eventi -secondo il ct azzurro- sono patrimonio della collettività, e deve essere lasciata la possibilità di seguirli in modo gratuito.

Marco Ricceri, segretario generale dell’Eurispes ha spiegato che, ormai, i bilanci dei club dipendono per il 70% dai diritti Tv, al contrario della situazione inglese, presa a modello, in cui la voce
preponderante è quella dei biglietti e del merchandising, che tocca quota 50%, grazie anche a degli impianti polifunzionali, sempre più nuova frontiera di uno sport che, altrimenti, vedrebbe quasi sempre il colore “rosso” nei suoi conti.

Il panorama italiano, invece, in termini di presenze ai botteghini, registra un trend in grosso calo dovuto anche al contestuale aumento della sottoscrizione di abbonamenti televisivi con un rapporto di 1 a 3 in favore di quest’ ultimo (quasi 25 mln di abbonamenti  a fronte di circa 7.8 mln di presenze allo stadio).

Anche il settore dei media sportivi è da record con ben quattro testate monotematiche, unico paese in Europa. Da tutto ciò risulta che l’impero della comunicazione sportiva si attesta attorno al 13°
posto tra i gruppi industriali (secondo classifica Mediobanca); per dare un’idea del giro d’affari che gravita intorno al pallone,
l’eliminazione da Euro 2004 della nostra nazionale è costata,
secondo l’Eurispes (isituto di ricerca), agli sponsor ben 120 mln di euro. Dati questi che palesano la grossa responsabilità
del c.t Lippi; da una scelta puramente tecnica, potrebbero variare
in modo significativo le sorti economiche di un mondo del calcio sempre più legato a doppio filo con il mondo della tv e
della comunicazione tutta.

Ricceri ha inoltre suggerito di seguire il modello inglese, in cui le maggiori società della Premier coprono il 46% dei diritti televisivi, a fronte del 70% del nostro modello, auspicando  poi il ritorno al contratto collettivo, che garantisce più equità di divisione ed una
maggiore forza contrattuale da parte delle associazioni di consumatori verso la programmazione televisiva, segreto della
funzionalità del modello britannico. (L.C.)

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Marcel Vulpis

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