Umberto Cairo è sicuramente il Presidente della stagione 2005/06, l’uomo che ha salvato il Torino calcio e promette di riportarlo tra le grandi della serie A, posto che il club granata merita sul campo e per aver scritto una buona parte della storia del calcio italiano.

Alcune settimane fa, Cairo aveva lanciato la proposta di abbassare drasticamente i prezzi dei biglietti d’ingresso agli stadi, per sconfiggere l’assenteismo dilagante sugli spalti, con i tifosi alle prese con aumenti dei ticket anche del 100%. Proposta che sembra però aver suscitato alcune perplessità in altre società, ma che lanciata dal Torino calcio, forte dei suoi oltre 19mila tifosi abbonati, dovrebbe far riflettere con molta più attenzione.

In una recente ricerca Limes, il Torino è risultato essere il 6° club più amato in Italia con il 3.1% di tifosi sparsi in tutta Italia, anche se principalmente localizzata nell’area piemontese (7.9%), dato ragguardevole che va tenuto in assoluta considerazione. Ora, Cairo rilancia una nuova sfida e, da imprenditore, guarda ai costi gestionali delle società.

Il calcio è un business, ma in alcuni casi anche una passione, bisogna –dice Cairo- far convivere le due anime. E allora spazio ai vivai (prevedendo un limite per il numero di stranieri in campo) e un tetto alla quota dei ricavi destinabile agli stipendi. Proposte non nuove, ma finora rimaste inascoltate. Questa volta però giungono da un imprenditore e un Presidente di club di successo, in uno scenario di forte crisi per l’industria del calcio. Forse Cairo ha colto il momento giusto nel riproporre questi scottanti argomenti, sperando che sia la volta buona e che i “grandi” club riflettano. (riproduzione riservata)

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Dopo la proposta di dimezzare i prezzi dei biglietti d’ingresso agli stadi, il Presidente del Torino Calcio, Urbano Cairo, ripropone il tema del rilancio dei vivai, di un numero massimo di stranieri in campo e della "salary-cap".