Dopo l’intervento del presidente del Coni il basket prepara le prime riforme e il rilancio di immagine e Nazionale lecita la rapida soluzione di ornai annosi problemi ricordando al presidente Meneghin la forza contrattuale che la carica gli assegna. Più soldi ma da investire soprattutto sui vivai. E riconsiderazione da parte di tutti, Leghe e club in primis, del valore primario della Nazionale. Sotto il profilo marketing, non è un caso che la gara per assegnare il marketing della Federazione non abbia avuto esito, con aziende di settore con documentazione incompleta, o che si sono ritirate dopo aver capito che, per ottenere il mandato, era necessario versare ben tre milioni di euro. Somma decisamente alta e senza alcuna garanzia di ritorno attraverso il reperimento delle richieste risorse per la Federazione in una fase economica difficile, con una concorrenza spietata degli altri sport, con la crescente cautela degli sponsor, con un basket che ha progressivamente perso il suo appeal. Tra i motivi,  pessimi risultati della Nazionale, il progressivo impoverimento della competitività internazionale dei nostri club.Il presidente del Coni sollecita riforme e sembra ben avviata dei campionati, che deve però tener conto dei diritti acquisiti delle tre Leghe. Dopo tante ipotesi si è tornati su un progetto vecchio di un anno: Serie A a 16, LegaDue a 32, A dilettanti a 64, B dilettanti a 128, con il professionismo nelle prime due Leghe. Una via d’uscita sarebbe, se non più il dilettantismo puro, un regime semiprofessionistico, con due soli stranieri in LegaDue che dividerebbe le sue 32 squadre in due gironi distinti, come le vecchie Al e A2, idea buona purché si adotti il vecchio sistema dei play off e play out.Da un lato l’impegno ad innovare una normativa che, a trenta anni dall’entrata in vigore, non risponde alle esigenze di un movimento che nel frattempo ha fatto passi da gigante.