Punto e a Capo

“La Vela non è solo sinonimo di Coppa America…”

Il prossimo 29 aprile scadranno i termini di iscrizione alla XXXII edizione della Coppa America (in programma a Valencia nella primavera/estate 2007). L’ultimo consorzio ad essersi iscritto ufficialmente è Mascalzone Latino-Capitalia Team (che, proprio recentemente, ha comunicato il cambio del nome – precedentemente presentato come “Team Capitalia”). Nelle acque della capitale del Turia vedremo sicuramente tre consorzi di Coppa America (+39 challenge, Luna Rossa challenge 2007 e, appunto, il team campano). Un segno positivo se consideriamo che non c’è, attualmente, a poche ore dal suono della sirena, un’altra nazione che possa sfidarci almeno “quantitativamente” (meriterebbe, invece, qualche riflessione tecnica il confronto “qualitativo” della concorrenza).Ma in questo spazio vogliamo solo sottolineare che questa presenza massiccia di imbarcazioni tricolori non deve distogliere l’attenzione degli addetti ai lavori dallo stato dell’arte del settore. La vela piace, interessa sicuramente più di qualche azienda di alto profilo presente nel nostro Paese (per esempio Audi, Jeep, Tim, Bulgari, ecc.), ma non si può dire che la Coppa America abbia avuto un effetto “benefico” sugli investimenti delle restanti classi velica. In questa stagione partirà, per esempio, la Volvo Ocean Race (dal porto di Vigo) e l’unico team italiano che voleva iscriversi non ha trovato fondi per cullare il sogno di una partecipazione. Sergio Tacchini, dopo aver investito molti anni sui trimarani, ha lasciato l’ideale testimone all’inossidabile Giovanni Soldini e al gruppo Telecom, ma dietro non vediamo crescere nulla di nuovo.Insomma sta passando il messaggio, secondo noi distorto, che la vela sia solo Coppa America o che per ritornare degli investimenti sia sufficiente entrare nella Formula Uno della vela. Così, purtroppo, non è. Se non si accede almeno alle semifinali della Louis Vuitton Cup si rischia un clamoroso flop. Speriamo che gli sponsor dei nostri tre consorzi l’abbiano considerato altrimenti più di qualche direttore marketing dovrà masticare amaro (ed è già successo nella precedente edizione). E’ brutto dirlo ma in Coppa America vale il detto latino: “Vae Victis”.Tra l’altro un settore può essere considerato in crescita solo quando si sviluppa in modo omogeneo. E’ sufficiente andare in Gran Bretagna o negli Usa per vedere che esistono sicuramente grandi partner di Coppa America (come nel caso di Oracle e Bmw), ma anche sponsor prestigiosi nelle classi olimpiche (come nel caso di Rolex, endorser storico della Federvela americana). Non sarebbe meglio allora investire una parte di questi capitali anche nei settori più “poveri” della vela?. Non solo, quindi, nelle regate Ims da copertina o nella faraonica Coppa America?. Forse ci vorrebbe un po’ più di coraggio, che da un po’ di tempo manca nell’universo marketing tricolore, nonostante le dichiarazioni d’intenti (quasi sempre mirabolanti) degli stessi investitori. Per dirla tutta vediamo troppi eventi “autoreferenziali” e troppe poche operazioni a sostegno dei giovani e degli appassionati del mare.

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Marcel Vulpis

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