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Vulpis (SE.it) ospite del Panathlon Club Milano sui temi dell’economia dello sport

In attesa di sapere se il campionato di calcio di Serie A potrà riprendere o meno, il mondo dello sport vive un momento di pausa forzata circondato da tanti dubbi. Un momento di grossa difficoltà che coinvolge tutti, dai dilettanti ai professionisti, e che rischia di avere gravi risvolti a livello economico. Per approfondire l’argomento il Panathlon Club Milano, in accordo con Attilio Belloli, Governatore dell’Area 2 Nord, ha tenuto una videoconferenza moderata da Filippo Grassia, giornalista e presidente di “Panathlon Club Milano. Ospite dell’incontro Marcel Vulpis, giornalista esperto di economia dello sport, editore e direttore di Sport Economy. L’occasione per analizzare la situazione economica dello sport a tutto tondo: da quello dilettantistico a quello professionistico senza dimenticare la situazione degli impianti e dei concessionari.

“Questo virus così sconosciuto sta impattando su tutta la filiera produttiva del nostro Paese – esordisce Vulpis – anche su quella che oggi, finalmente dopo tanti anni, viene definita l’industria dello sport e del calcio. Un’industria che dà lavoro a 120 mila persone. Si tratta di un valore che in questo momento difficile va difeso. Lo sport, tra economia diretta e indiretta, supera il 4% del pil nazionale. È quindi un comparto industriale importante”.

Entrando nel dettaglio in questo momento c’è grande attenzione sul mondo del calcio e Vulpis spiega: “Il calcio in quanto sport di contatto non può avere un rischio zero legato al coronavirus, questo va a inficiare sulla possibilità che riparta. C’è anche il rischio che riparta e poi si fermi. Perché questa grande corsa per far ripartire il calcio? Perché è legato al sistema dei diritti audiovisivi. Ora tv e radio, a torto o ragione, stanno obbligando il calcio a tornare in campo. C’è da pagare la sesta e ultima rata di 233 milioni di euro che se non dovesse arrivare porterebbe i club di Serie A a rimanere senza liquidità. Solitamente l’ultima rata è quella che le società utilizzano per andare sul mercato estivo. Bisogna anche sottolineare che il calcio italiano non è in ginocchio per il coronavirus, era già in ginocchio. Se analizziamo gli ultimi 10 anni guardando il valore della produzione del calcio professionistico a confronto con la parte dei costi scopriamo che il valore è cresciuto ma è cresciuta ancora di più l’esposizione debitoria. I club erano fortemente indebitati già prima del Covid-19”.

Le big del calcio devono anche fare i conti con il fair play finanziario che impone una gestione oculata di entrate ed uscite e sotto questo profilo la Uefa non sembra intenzionata a concedere troppe libertà: “Recentemente ho parlato con Michele Uva, vice-presidente Uefa, perché in un’importante agenzia nazionale si diceva che i club avrebbero potuto muoversi più liberamente tra i paletti dell’ffp – racconta Vulpis – In realtà è il contrario, in un anno negativo bisogna fare ancora più attenzione ai costi perché qualsiasi azienda calcio, covid o non covid, a fine anno deve almeno cercare di avvicinarsi il più possibile al pareggio di bilancio. La Uefa avrà un occhio di riguardo per le situazioni più difficili, sarà un po’ più soft, ma il fair play finanziario non verrà sospeso”.

Una crisi destinata ad abbattersi anche sulle serie minori dove i danni rischiano di essere ancora più pesanti: “Il calcio dilettantistico e la Serie C sono le componenti che probabilmente subiranno il maggior impatto negativo. In Serie A escludo bilanci in positivo, quasi tutti andranno in rosso. Ma dove ci sono grandi proprietà sarà pronto l’intervento per aiutare nella eventuale ricapitalizzazione. I club della Serie C e della LND, invece, hanno il botteghino come voce importante di entrate e finché ci saranno gare a porte chiuse non potranno avere introiti dagli spettatori. Nella Serie C possono aumentare un po’ i diritti televisivi ma senza botteghino anche le sponsorizzazioni verranno rimodulate. Questi club soffriranno molto in fase di ripartenza o ci saranno imprenditori pronti a metterci soldi proprio o molti non potranno proprio iscriversi al campionato”.

 

 

 

 

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