Diritti Televisivi

SFIDE: Zanardi su RaiTre con ”A volte ritornano”

Questi sono solo tre esempi di una puntata in cui «Sfide», un programma di Simona Ercolani condotto da Alex Zanardi, vuole entrare in quel cervellotico labirinto della mente che porta un atleta solitario o anche un’intera squadra a ribellarsi a un destino segnato attraverso «La Grande Rimonta». Un giorno che inevitabilmente segna lo sport e che viene consegnato alle generazioni successive come la sintesi dell’incredibile, la formalizzazione dell’impossibile. 
E allora, attraverso il racconto dell’unico italiano in squadra, Gilberto Nobili, come non ricordare Oracle Team Usa e la sua impresa nella 34/ma edizione della Coppa America, quando risale dai fondali dov’era data per dispersa e piega l’incredula New Zeland, come non sussultare per l’impresa di Pantani al santuario di Oropa nel Giro del ’99 quando risucchia inesorabilmente, uno dopo l’altro, i suoi avversari fino a bruciare Jalabert, impresa che il Giro di quest’anno onorerà ripassando proprio da quei luoghi, ma che riportano alla memoria anche la mattina di cinque giorni dopo quando il Pirata viene fermato per valori anomali nel sangue, e come non appassionarsi per quel rovesciamento del destino in un grumo di secondi che porta Sir Alex Ferguson e i suoi ragazzi ad alzare la Coppa nel ’99. Finale che aveva in campo anche un po’ di Italia, Pierluigi Collina, il più bravo arbitro del mondo che ci porterà dentro quella partita.
La “pesca” all’interno del nostro calcio non poteva non contemplare la passione e la rivalità di un derby straordinario come quello di Torino del 1983, in cui il Toro in una manciata di secondi riporta alla luce il vecchio cuore granata e batte i bianconeri. Quattro protagonisti di quella sfida – Gentile, Bonini, Bonesso e Dossena – ci faranno rivivere quel pomeriggio. E due monumenti dello sci italiano come Gustav Thöni e Pierino Gros lasceranno scorrere i ricordi di uno slalom memorabile, quello mondiale di St.Moritz nel ’74, in cui Gros è decisamente primo dopo la prima manche e Gustav semplicemente ottavo e dunque dato troppo frettolosamente per sconfitto. Alla fine, a piangere vere e calde lacrime sarà proprio Gros
Infine una grande pagina dedicata a Gino Bartali, il cui nome, proprio poche settimane fa, è stato iscritto sul Muro d’Onore del Giardino dei Giusti a Gerusalemme. Racconteremo il suo straordinario Tour del 1948.
Sull’otto a uno per «loro», quale sarebbe il primo pensiero a passarvi per la testa, se non quello che non vi è rimasta più nemmeno la pallida speranza, né l’umana debolezza di credere in un’impresa impossibile? Se ai piedi di una montagna il demone della cattiva sorte si impadronisse della vostra bicicletta, facendone saltare la catena, e quarantanove avversari si involassero verso il traguardo, in quale luogo oscuro dell’anima affidereste la considerazione, sostanzialmente irresponsabile, che quella corsa è ancora aperta e che la storia sta solo aspettando voi per essere scritta? E quale super eccesso di ottimismo vi autorizzerebbe a pensare che al novantesimo di una finale di Coppa dei Campioni in cui siete sotto di un gol e avete di fronte il Bayern – ma voi siete pur sempre il Manchester United – riuscirete nei due minuti di recupero a ricacciare la disperazione nell’altra metà del campo?
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Marcel Vulpis

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