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Senza un piano per l’impiantistica non c’è futuro per lo Sport

Tavola rotonda sul portale di Adnkronos organizzata da ASI.  Roma, l’emergenza Covid e la crisi legata agli impianti sportivi. 

Roma deve ricostruire il proprio patrimonio di impiantistica senza il quale la pratica sportiva di base e i risultati di vertice andranno incontro a un progressivo decadimento, complice l’emergenza Covid i cui danni saranno presto visibili nella prossima generazione di atleti. E’ quanto emerso dalla tavola rotonda organizzata da ASI, Associazioni Sportive e Sociali Italiane, in diretta sul portale di Adnkronos. Hanno partecipato Roberto Cipolletti (Vicepresidente Consiglio Nazionale ASI e Presidente di ASI Lazio), Marcel Vulpis (Vicepresidente vicario Lega Pro e fondatore del portale SportEconomy), Gianluca Santilli (Presidente Osservatorio Bike Economy), l’arch. Fabio Bugli (Scais), Riccardo Viola (Presidente Coni Lazio), l’ex calciatore Odoacre Chierico e la medaglia di Bronzo nel Triplo di Londra 2012, Fabrizio Donato.

“Come CONI Lazio pubblichiamo da anni report sullo stato dell’impiantistica. La prima ricerca, data 2007. E’ ancora oggi attuale. Nessun nuovo impianto e solo croci su quelli che non ci sono più”, ha detto Riccardo Viola, Presidente del CONI Lazio.

“Roma con una popolazione di quasi tre milioni di abitanti e 2353 impianti tra pubblici e privati non ha un palazzetto, un velodromo, uno stadio del Rugby, un palazzo del ghiaccio, un campo per il football. Abbiamo 3 società di pallanuoto che giocano in deroga”.

“E manca uno stadio anche per la Roma e per la Lazio”, sottolinea l’ex giocatore della Roma Campione d’Italia, Odoacre Chierico. “Quello della Roma è diventata una barzelletta. Per una società di calcio è fondamentale uno stadio senza la pista di Atletica. Dove ci sia sede, museo, ristorazione, in grado di essere vissuto sette giorni su sette. Vent’anni fa, in Scozia, visitai lo stadio del Celtic ed aveva queste caratteristiche, come molti altri. Vent’anni fa. Siamo ancor oggi indietro rispetto al resto d’Europa”.

“Tanti anni fa, era il 2012, l’amministrazione capitolina produsse un piano denominato PRISP che mappò tutte le strutture sportive sul territorio capitolino, pubbliche e private. Identificando anche tutte le esigenze di impianti sportivi, quartiere per quartiere. Sia per la pratica di base che per quella di vertice. Ebbene, quel piano è rimasto nel cassetto per anni”, ha detto Roberto Cipolletti, Presidente di ASI, Associazioni Sportive e Sociali Italiane.

“La pandemia ha generato effetti disastrosi sul mondo dello sport. Un dato più di altri deve far riflettere. Durante l’emergenza sanitaria sono stati bruciati 1.1 miliardi di euro solo nel mondo del calcio. Questi effetti negativi impattano anche nel settore degli impianti sportivi, che necessiterebbero, invece, di investimenti e di una visione più di largo respiro. Solo nel calcio l’età media degli stadi ha superato i 64 anni di età. Il lavoro del Presidente Francesco Ghirelli, su questo fronte, con Palazzo Chigi e i diversi ministeri è quotidiano”, ha spiegato Marcel Vulpis, Vicepresidente Vicario Lega Pro.

“La Sindaca Raggi ha preso una decisione politica nel 2016 nella direzione del ‘No’. Quella scelta ha messo una pietra tombale su un investimento potenziale di un miliardo e settecento milioni di euro che potevano arrivare a Roma – ha aggiunto Vulpis – con una ricaduta sull’impiantistica sportiva romana”.

“In tutto questo occorre porre l’accento su quanto l’impiantistica sportiva sia importante per i nostri giovani. Per quelli che si formeranno arrivando a concorrere a grandi livelli e per tutti gli altri per i quali lo sport è formazione. Ed è presidio per la salute. E, tutto questo, non solo per i giovani”, ha spiegato il campione di Atletica Fabrizio Donato. “Applausi agli atleti che, dopo un momento difficile, ci hanno difeso a Tokyo. Ma le medaglie non devono illuderci. La crisi pandemica la subiremo tra qualche anno”.

Si trova concorde Roberto Cipolletti: “Gli aiuti non sono stati sufficienti sia per gli impianti che per le associazioni. E, a un certo punto i centri sportivi sono stati anche ‘criminalizzati’ quando hanno invece saputo rispettare e far rispettare le regole molto bene come hanno dimostrato tutti i controlli effettuati”.

“Noi vogliano Istituzioni – ha poi spiegato – che riconoscano l’importanza dello sport anche a livello sociale: il 45% degli adulti ed il 24% dei minorenni sono obesi o gravemente obesi con un costo per il Sistema Sanitario Nazionale stimato fino a 15 miliardi di euro/anno. Le malattie croniche affliggono circa il 40% della popolazione italiana e, secondo le stime dell’ISTAT, nei prossimi anni la spesa sanitaria per curarle in Italia salirà a 71 miliardi di euro/anno, soprattutto per cardiopatie, diabete di tipo 2 e ipertensione. Ogni euro investito nello sport ne potrebbe far risparmiare quattro alla spesa per la sanità pubblica. Lo Sport di Base e di chi lo promuove contribuiscono, peraltro, per il 3.4% del PIL che con l’indotto arriva a pesare 60 miliardi l’anno”.

Di una città a misura d’uomo in cui si possa fare sport ha parlato anche Gianluca Santilli, Presidente Osservatorio Bike Economy: “Roma è potenzialmente la smart city più attraente del mondo. Ha tutto ma manca la capacità, da parte di chi è chiamato ad amministrarla, di aggregare le migliori competenze, delineando una visione ambiziosa e sostenibile. Abbiamo parchi naturali bellissimi che devono essere messi in interconnessione”.

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