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Scommesse illegali nel mondo: affari per 500 mld di dollari

Il giro d’affari delle scommesse illegali, riporta Agipronews, vale 500 miliardi di dollari l’anno, oltre 454 miliardi di euro, con i paesi del Sud Est asiatico che rappresentano l’ambiente ideale vista l’assenza di una regolamentazione nella gran parte degli Stati: è quanto si legge in uno dei 61 contributi contenuti nel Global corruption report sullo sport realizzato dall’associazione Transparency International, presentato oggi a Berlino e illustrato anche, per l’Italia, nella sala Alessi di Palazzo Marino, a Milano.
Il report, che abbraccia tutti gli aspetti per combattere la corruzione nello sport ad ogni livello, dedica nove “capitoli” al match fixing, tra questi anche un’analisi del giornalista investigativo Declan Hill e i contributi di esponenti istituzionali di Transparency e di esperti legali.
Per contrastare le truffe è indispensabile il contributo degli operatori autorizzati, che in questa partita sono vittime quanto gli scommettitori e gli amanti dello sport, come sottolinea Ben Van Rompuy, professore e ricercatore del centro internazionale di studi legali Asser. L’industria legale nel 2012 ha generato un volume d’affari, al netto delle vincite pagate, da 58 miliardi di euro, cifra che per il 2016 arriverà a oltre 70 miliardi.
Al di fuori di questo settore, autorizzato e che contribuisce ai bilanci dei Paesi dove il gioco è regolamentato, continua a esistere un sistema al di fuori di ogni controllo, che si avvale di una struttura piramidale in cui quantità di denaro mostruose vengono messe insieme, spezzettate e ricomposte, sia per puntare che per corrompere gli atleti. “Come ogni altro tipo di corruzione – sottolinea Van Rompuy – anche il match fixing correlato alle scommesse è un’attività nascosta e consensuale, che rende estremamente difficile individuare le frodi”.
Per questo è indispensabile avere un sistema per aggregare e condividere le informazioni, dunque “il ruolo degli operatori autorizzati di scommesse risulta fondamentale”: sistemi del genere sono già una realtà consolidata, tra questi ci sono quelli di Sportradar, dell’Essa o della stessa Fifa, che si avvalgono delle informazioni aggregate degli operatori. Il controllo da solo può non bastare, però, se non viene allo stesso tempo avviata un’azione regolatoria nei Paesi dove le giocate sono ancora totalmente fuori controllo, delle campagne di prevenzione che avvertano gli atleti dei rischi che corrono alterando una gara e un’azione sanzionatoria più efficace per gli atleti “pizzicati” a barare, come l’esclusione a vita dalle competizioni.

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Redazione

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