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Rugby: Terzo cucchiaio di legno per gli azzurri e numeri da ecatombe. E adesso cosa succederà?

L‘Italrugby è stato sconfitto, questo pomeriggio, per 29 a 27 dalla Scozia allo stadio Olimpico, nella quinta ed ultima partita del 6Nazioni 2018 di rugby. È la 17ima sconfitta consecutiva degli azzurri nel torneo, condannandoli, anche in questa edizione, al “cucchiaio di legno” (unico aspetto positivo è il punto di bonus conquistato per aver realizzato tre mete in quest’ultima gara).

Dal 2000 ad oggi, in 93 partite, la nazionale italiana ha totalizzato appena 12 vittorie (meno di una a stagione), un pareggio e ben 80 sconfitte (1.400 punti realizzati, ma 3.015 subiti). Una ecatombe, ma anche un imbarazzo (non solo nel mondo del rugby), perché la maglia della nazionale è sempre stata, nello sport tricolore, sinonimo di vittoria o, quantomeno, di sconfitta con onore.

Non sarà colpa dell’attuale XV italiano se viene preso a sportellate dagli avversari (sicuramente più talentuosi, più esperti ed atletici), anche perché meglio di quelli che scendono in campo ad oggi non ce n’è, ma che senso ha continuare a perdere in modo così roboante? Una risposta (economica) a questo quesito c’è: la torta del 6Nazioni, ogni anno, vale complessivamente più di 500 milioni di euro e una parte di questo business finisce, comunque, nelle casse della Federugby, ma se questi sono i risultati sportivi, c’è da chiedersi se il denaro in oggetto sia speso nella direzione giusta. Ad analizzare i risultati sembrerebbe proprio di no.

E’ un problema di programmazione sportiva, di qualità dei dirigenti o di mancanza assoluta di talenti? Nel 2000, con la vittoria nella partita del debutto (proprio con la Scozia,) ci eravamo tutti illusi: eravamo pronti a diventare un Paese di filo-rugbisti per dimenticare le violenze e le brutture del calcio domenicale. Oggi è rimasta solo la consolazione di vedere dei campioni “veri” (parliamo degli avversari degli italiani) due o tre volte l’anno, la presenza media di 60 mila appassionati all’Olimpico e il tradizionale Terzo Tempo. Ma è una consolazione magra. Da un punto di vista sportivo è uno spot alla rovescia per la promozione del rugby. In giro nessuno lo dice chiaramente, ma lo si mormora a mezza bocca tra gli addetti ai lavori: “Purtroppo perdono sempre“. La magia del rugby sta per finire? Difficile dirlo, certamente c’è un forte imbarazzo.

Il presidente del CONI Giovanni Malagò, durante la conferenza stampa di presentazione della nazionale, mesi fa, aveva sottolineato come fosse arrivato il momento di vincere (qualche partita). E come dargli torto. Purtroppo non è stato ascoltato l’invito.

Ma la domanda è un’altra: se è passato il concetto che chi perde (molto) male, come nel caso dell’Italia del calcio per i Mondiali di Russia2018, si debba dimettere (parliamo dell’ex presidente Carlo Tavecchio), nel caso della FIR vedremo dimissioni o un semplice “buffetto” al n.1 Alfredo Gavazzi?.

Certo a leggere i risultati di quest’anno la risposta è dietro l’angolo, ma repetita iuvant: in totale, in questa stagione, i punti subiti sono stati 203 (una media di 40,6 punti a match), contro i 92 realizzati (18,4 per match). Una vera e propria “zuppa”. Non a caso da tre anni ci consegnano il cucchiaio di legno. Chiediamo: per quanti anni dovremo vedere la maglia della nazionale italiana accompagnata a sconfitte così imbarazzanti? Almeno a questo secondo quesito qualcuno dello sport italiano ci risponda. Ci aspettiamo che la FIR organizzi quanto prima un incontro con i media per analizzare questo “disastro” sportivo, spiegando da un lato le responsabilità del fallimento, ma soprattutto come si possa invertire il ciclo negativo in esame. 

  1. Italia-Scozia: 27-29
  2. Galles-Italia: 38-14
  3. Francia-Italia: 34-17
  4. Irlanda-Italia: 56-19
  5. Italia-Inghilterra: 15-46 
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Massimo Lucchese

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