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Rugby: Sei nazioni-CVC. L’accordo c’è, ma non è ancora ufficiale per l’emergenza Coronavirus

(di Andrea Peddis) – CVC Capital Partners è una delle maggiori private equity a livello mondiale con base in Lussemburgo. Dal 2018 ha deciso di investire negli sport, e più intensamente nel rugby. L’ultimo grande tentativo di inserirsi all’interno del contesto rugbistico è un’offerta di 300 milioni di sterline. Tale somma è destinata a una quota pari al 14% del torneo più famoso di tutti: il Six Nations. Per via della pandemia, la transazione però è al momento in stallo.

Nel 2018 l’azienda ha acquisito il 27% della proprietà della “Premiership Rugby” (massimo campionato rugbistico inglese) per una somma attorno ai 200 milioni di sterline. Un altro contratto è in via conclusiva: 120 milioni di sterline per una parte di Pro14, un torneo per club in scala mondiale, i cui partecipanti provengono da Irlanda, Italia, Galles, Scozia e Sud Africa. L’agenzia ha l’ambizioso piano di investire circa 600 milioni di sterline nel rugby, e l’obbiettivo è quello di rinnovare l’ambiente di questo sport con investimenti su infrastrutture e marketing. Vari gli incontri tenuti con i comitati di nazioni come Sud Africa e Nuova Zelanda, così come con il World Rugby (il comitato governativo internazionale dello sport).

Il contratto ufficiale giace ancora sul tavolo, in attesa di una firma da circa un mese. Il comitato delle 6 nazioni sta valutando i possibili cambiamenti del contesto sportivo e sta utilizzando al meglio la pausa dettata dal Coronavirus per comprendere la situazione. Sono numerose le squadre in crisi finanziaria nel mondo del rugby. Tra queste spuntano le squadre inglesi tenute a galla proprio dall’accordo con CVC: i 15 milioni di sterline destinati ad ogni club per migliorare le infrastrutture e il marketing, saranno usati per non far crollare le economie dei club. La CVC si sta dimostrando interessata a curare l’ambiente del suo investimento, e questo potrebbe portare a suo favore la conclusione del contratto. Tuttavia, il contesto economico- sportivo sarà mutato al termine della pandemia, e questo potrebbe mettere a rischio il lavoro fatto sin qua dalle parti.

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