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Le parole di Napolitano, il caso laurea-Malago’ e i giornalisti scambiati per possibili sicari

Nei giorni scorsi ben 12 giornalisti di altrettante distinte redazioni, hanno ricevuto un plico anonimo (sì, avete capito bene, nel 2014 siamo ancora allo strumento viscido della denuncia senza nome) con l’indirizzo scritto perfino con il normografo, per evitare che si potesse risalire alla mano di colui che li ha spediti.

Un’operazione da veri “professionisti” (certamente non da “signori”), con l’intento di screditare oltre misura l’immagine di Giovanni Malagò, e del CONI più in generale. Un’operazione scattata, guarda caso, a pochi giorni dall’annuncio della candidatura di Roma o meglio ancora dell’Italia per i Giochi olimpici estivi del 2024.

Obiettivo dell’operazione? Screditarlo appunto agli occhi dell’opinione pubblica, renderlo più debole nei confronti del premier Renzi, creare, comunque, confusione, malumori nella nascente macchina organizzativa olimpica. Una perfetta operazione ad orologeria, che ritroviamo (con soggetti diversi) sempre sulla stampa tricolore.

Ma la cosa che mi ha fatto veramente schifo, e lo scrivo con forza, è che si vada a scavare nel passato di una persona (tra un po’ ritornando quasi ai tempi della culla) pur di dimostrare che non è quel paladino dell’etica che dice di essere. Evidentemente la vittoria di due anni fa (per 40 voti), che lo ha portato al CONI, dà fastidio ancora a molte persone, che gliel’hanno giurata (non ci vuole un genio per capirlo).

D’altronde il CONI è un tesoretto finanziario di oltre 400 milioni di euro. Gestirlo o non gestirlo, per alcuni, può fare la differenza. Si ammazzano per diventare presidenti di federazioni (e di casi ne potrei fare a iosa) con budget vicini ai 3-4 milioni di euro, figuriamoci per un ente pubblico, che è sinonimo anche di “potere” (una sorta di ministero dello sport “mascherato”).

La cosa più incredibile di questa storia però sono i 12 plichi anonimi. Solo due redazioni (La Repubblica e Libero) hanno deciso di pubblicare la storia (Corrado Zunino, firma di Repubblica ed autore di un interessante libro sui mondiali di nuoto di Roma2009, si è limitato ad inserire due domande un po’ severe al termini di una intervista molto articolata). Libero, invece, ha deciso di dare ampia eco al fatto (si parla di presunti esami contraffatti e di una prescrizione che avrebbe chiuso, alla fine, tutta la questione) con tanto di richiamo in prima e intera paginata neppure fosse la notizia dell’anno. Insomma destra e sinistra a livello giornalistico si sono lanciati sulla “non notizia” della presunta falsa laurea di Malagò.

Premesso che sono “garantista” (almeno su queste stronzate), questa storia attiene al periodo di gioventù (dove l’errore può essere dietro l’angolo, altrimenti non si parlerebbe di “errori di gioventù”) del presidente Malagò. Se moralmente non è bella (ma credo che ciascuno di noi abbia una coscienza e ogni sera vi si confronti allo specchio), da un punto di vista giuridico è ampiamente prescritta. Di che cosa stiamo parlando alla fine.

Solo un sottile gioco di schizzi di fango per colpire chi oggi è il numero uno dell’operazione #Italia2024 insieme al premier Matteo Renzi. Un binomio sportivo-politico che ha fatto paura o molta invidia a qualcuno, evidentemente. Ma torniamo agli aspetti di diritto.

La prescrizione è un istituto previsto dal nostro ordinamento e non è che è valido o meno a seconda della simpatia o meno nei confronti di chi ne abbia beneficiato (a torto o a ragione). Se è prescritta, perché ne parliamo? E poi perché questa “manina santa” ha ritenuto che 12 redazioni fossero pronte ad una fucilazione mediatica (sorte di cui ha beneficiato precedentemente il presidente Carlo Tavecchio, ai tempi di Optì Poba e delle banane “galeotte”)? Questa cosa mi inquieta più di tutto il resto. Mi fa schifo che ci sia qualcuno (parlo del delatore mascherato) che ci considera dei possibili “sicari” e non semplicemente dei giornalisti.

E sono molto orgoglioso di non aver ricevuto questo plico, perché evidentemente l’agenzia Sporteconomy si è sempre distinta per non essere al “servizio” di nessuno (vado per deduzione, almeno). E anche se Malagò fosse un nostro nemico non ci permetteremmo mai, e sottolineo mai, di pubblicare documenti personali provenienti da una fonte che non si è manifestata palesemente. Ma dove siamo finiti? Queste cose succedevano cari lettori durante il periodo del Fascismo. Si finiva al confino o sotto osservazione dell’Ovra (la polizia segreta di Benito Mussolini) per una semplice missiva senza firma in cui si veniva magari accusati di essere comunisti o anti-fascisti.

E’ una parte, una declinazione del “marcio” di cui sopra. E’ marcio nascondersi, è marcio accusare senza manifestarsi, è marcio pensare di superare l’avversario solo con l’inganno o la cattiveria.

No, noi non l’avremmo mai pubblicata, perché, tra l’altro, non c’entra nulla con l’operato attuale di Giovanni Malagò, che dobbiamo valutare come “watchdog” sulla base delle sue azioni presenti e non per gli statini veri o falsi di quando era molto giovane.

Noi giornalisti non siamo “sicari” e sicuramente Sporteconomy non pubblicherà mai storie inutili che arrivano da mani nascoste. Chi le ha spedite è un codardo e un mezzo uomo. A me hanno insegnato di guardare sempre in faccia chi si affronta, mai di nascondersi. Evidentemente non ha ricevuto la stessa educazione. Mi dispiace per lui o per lei.

A Malagò do un semplice consiglio: non era amato prima della vittoria al palazzo H, secondo me non lo è neppure adesso (al di là di chi si è schierato con lui apertamente come i suoi 40 grandi elettori, come Franco Chimenti, che, sin dall’inizio, lo ha appoggiato anche se nel CONI “periodo Petrucci/Pagnozzi”, questa cosa dava molto fastidio).

Serri pertanto i ranghi, in vista di questa non facile avventura (sono molti gli “scettici” sull’operazione Italia2024), ma soprattutto ricordi questo: “…Ricorda sempre i nomi di chi ti ha parlato contro, soprattuto quando poi fingeranno di sorriderti”.

(di Marcel Vulpis) – “Sì, dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società. Ora reagire insieme, recuperare senso morale, bonificare il marcio”. Parto da queste bellissime parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel tradizionale discorso di fine anno alla nazione, per parlare del “singolare” caso di attualità, che ha toccato un altro presidente, quello del CONI, nella persona di Giovanni Malagò.

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Marcel Vulpis

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