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L’AS Roma a caccia di liquidità sul mercato bancario

Prosegue la stagione difficile, almeno sotto il profilo finanziario, dell’AS Roma. Cristallizzata la perdita pari a 126,4 milioni di euro, se ci si ferma all’analisi degli ultimi 9 mesi di attività, adesso arriva la notizia di un ulteriore prestito, del valore di 6 milioni di euro (con tanto di garanzia pubblica), riuscendo ad inserirsi nelle pieghe del Dl Liquidità, emanato l’8 aprile 2020 e convertito, successivamente, in legge lo scorso 5 giugno.

Il club di Trigoria non ha perso tempo e ha trovato nel Fondo centrale di garanzia, a tutela di imprese e lavoratori autonomi colpiti dal Covid-19, un sostegno insperato, soprattutto alla luce dell’esposizione finanziaria (ormai record) raggiunta in questi ultimi tre trimestri. Il decreto in questione, d’altronde, era nato per dare liquidità alle realtà aziendali ferme durante i difficili mesi del lockdown. La Roma ne sta approfittando per portare a casa denaro fresco da utilizzare nella gestione corrente delle attività. E’ importante sottolineare, però, come non tutte le imprese (anche nel mondo del calcio) ne abbiano fatto ricorso.

L’operazione di prestito, che vede coinvolta, sotto il profilo delle garanzie, anche una banca pubblica (il Mediocredito Centrale), è un segnale certamente non positivo (anche se funzionale sotto il profilo operativo). L’indebitamento del club cresce e questo può allontanare molti potenziali acquirenti (soprattutto quelli seri). I dati, anche a livello di bilancio consolidato, considerando tutte le società del gruppo, sono negativi: la perdita netta, al 31 marzo 2020 ha raggiunto il tetto d.i 139,6 milioni di euro. Sempre fuori dai parametri attesi la situazione del patrimonio netto “consolidato”: -178,3 milioni di euro.

Al club giallorosso serve una iniezione di denaro che vada oltre il valore del prestito (6 milioni di euro), da rimborsare, tra l’altro, in 6 anni. Sono tutte operazioni senza una visione di lungo periodo. Anche la recente compravendita di crediti futuri pro-soluto per 30 milioni di euro, mediante la sottoscrizione di un contratto di “Purchase and Sale Agreement”, risponde, ancora una volta, a logiche di corto respiro. Al club capitolino servono, piuttosto, nuovi investitori con ingenti risorse, ma soprattutto l’ingresso di soggetti (come nel caso del magnate texano Dan Friedkin) con una progettualità più ampia.

Con il prestito da 30 milioni il presidente Pallotta ha “attualizzato” i flussi di cassa della prossima stagione, ma la vera scommessa da vincere, nei restanti 12 turni di campionato, è l’ingresso in Champions league. Non centrare l’obiettivo significherebbe rinunciare a 50-60 milioni di futuri guadagni. Introiti che, venendo a mancare nel budget della stagione 2020/2021, rischiano di penalizzare i conti della società giallorossa. Ecco perché dagli States c’è grande interesse per il campionato italiano e per quella che sarà la posizione finale della Roma.

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Redazione

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