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L’appello di Alberto Rigotto (Udinese calcio) per ridare vita allo stadio (Dacia Arena)

Nei giorni scorso è apparso, sulla testata locale “Il Friuli”, un appello di Alberto Rigotto (project manager Dacia Arena). L’articolo-lettera, dal titolo “Una sola mossa per ridare vita allo stadio”, porta ad una serie di riflessioni sull’utilizzo della struttura sportiva. Oltre a ciò il manager friulano chiede ufficialmente al comune di Udine  una data per organizzare la “Conferenza dei Servizi” decisoria per il progetto di completamento degli spazi della “Dacia Arena” (sede dei match ufficiali dell’Udinese calcio). Di seguito il testo dell’articolo. 

L’appello di Rigotto al Comune (fonte: Il Friuli)

In un momento tanto critico, in cui la pandemia ha ripreso a decidere sotto tutti i punti di vista le sorti delle persone, tornare a parlare di stadio può sembrare anacronistico, ma è giusto farlo perché anche da lì possono arrivare segnali positivi in vista di una ripresa che si spera imminente.

Onestamente, il nostro pensiero era andato inizialmente alle perdite economiche che una situazione come quella del ‘Friuli’ vuoto può portare a una società come l’Udinese. Ma Alberto Rigotto, project manager della ‘Dacia Arena’ (nella foto in primo piano) ci esorta a guardare oltre, a ciò che di positivo ci si attende dall’impianto dei Rizzi quando tutto tornerà alla normalità.

“Sinceramente – dice – ciò che più è importante e significativo in questo momento è che si riesca a fissare una data per organizzare la Conferenza dei Servizi decisoria per il progetto di completamento degli spazi della Dacia Arena. Sono tre le operazioni in ballo: quella della clinica riabilitativa, quella della birreria di ampie dimensioni e della piscina/palestra. Tutto è pronto, ci sono i pareri preliminari favorevoli di tutte le parti. Manca solo il coraggio per chiudere l’operazione. Da qui il mio appello all’amministrazione comunale”.

Rigotto precisa, infatti, che “la conferenza era stata fissata per il 5 agosto 2019 ma era stata rinviata a causa di problemi burocratici. Poi, per un motivo o per un altro, non è più stata fissata una nuova data”. E, parlando di cifre che riguardano anche la collettività, aggiunge: “Stiamo parlando di un cantiere da 20 milioni di euro, una cifra che sarebbe un toccasana anche per la città di Udine. Ribadisco: tutto è pronto, sono state coinvolte anche le maestranze, non c’è stato nemmeno un parere contrario, manca solo una delibera su un progetto al quale stiamo lavorando da 10 anni. È un’opera che porterà beneficio a tutta la comunità, per questo auspico una alleanza forte di tutte le forze”.

In un anno come quello che si va concludendo, lo stadio ‘Friuli’ è rimasto chiuso al pubblico dall’8 marzo fino al 30 settembre, giorno in cui si è giocato il recupero della prima di campionato tra Udinese e Spezia, gara a cui sono stati ammessi, per Dpcm, solo mille spettatori: “I tifosi sono stati ammessi a invito”, ricorda Rigotto. Nessun introito, quindi, per la società, comunque felice di poter ospitare supporter e sponsor in quelle occasioni perché, prosegue il dirigente, “ci teniamo a mantenere i rapporti con quelli che sono stati di fatto i nostri maggiori sostenitori in un momento così difficile. Va detto che sono state le entrate determinate da sponsor e diritti tv a salvare la situazione. E poi, grazie a un importante lavoro di marketing, abbiamo portato avanti un percorso di coinvolgimento i cui risultati sono visibili. Il nostro obiettivo, sperando in primis che la situazione generale della pandemia si risolva, è quello di ridare vita allo stadio per gennaio, in maniera tale da farci trovare pronti alla ripartenza e per far ‘esplodere’ i ricavi da stadio grazie a una programmazione biennale che è già pronta, con obiettivi finanziari anche per il 2021/22”.

Parlando di note dolenti, però, ecco alcuni numeri su quanto è costato alla società Udinese lo stadio a porte chiuse.

“Siamo sui 7-8 milioni di incassi persi – spiega il commercialista -. A cui vanno aggiunti i costi incomprimibili di uno stadio chiuso, tipo la tassa sui rifiuti da 50mila euro all’anno, o l’Imu, per altri 130mila all’anno. Ci sono poi i costi aggiuntivi per Covid, tipo i 300mila euro per attuare il protocollo sanitario. E non dimentichiamo i costi fissi per ogni partita che riguardano arbitri, stewart, logistica dei ritiri pre-gara e quelli per la famosa ‘bolla’ della squadra. Inoltre, va anche detto che per aumentare la competitività della squadra non abbiamo badato a spese nel bilancio nel comporre la rosa ed è quindi aumentato anche il monte ingaggi”.

Rigotto preferisce però sottolineare gli aspetti che infondono ottimismo: “In un momento tanto critico come quello che viviamo in questo anno particolare – conclude – abbiamo incassato la fiducia degli sponsor che ci sono stati vicino. A dimostrazione, tra l’altro, che l’Udinese rappresenta un ottimo veicolo di immagine”.

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