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LA UEFA: I 30 TOP CLUB FORNISCONO IL 50% DEI RICAVI EUROPEI

(di Marco Casalone) – La UEFA, l’organismo che amministra e controlla il calcio europeo, ha recentemente pubblicato l’annuale report comparativo sulle licenze per club European Club Footballing Landscape, giunto alla sua 11ima pubblicazione.
Se nel precedente rapporto, relativo all’anno finanziario 2017, si era registrato per la prima volta in tutte le massime serie dei campionati del vecchio continente (per un totale di 700 club) un utile aggregato di 600 milioni di euro, anche nell’edizione 2018 si possono riscontrare profitti per quasi 150 milioni a conferma di una decisa inversione di tendenza rispetto all’inizio dello scorso decennio, quando prima dell’introduzione del Financial Fair Play si arrivarono a contare perdite di oltre 5 miliardi di euro in soli tre anni.
“Con il miglioramento delle performance finanziarie, l’attuale posizione dei club è notevolmente più sana, con un attivo netto che è passato da meno di 2 miliardi di euro a oltre 9 miliardi di euro nell’arco di un decennio” ha commentato con soddisfazione il presidente dell’UEFA Aleksander Čeferin, “Questo rispecchia il successo del fair play finanziario UEFA, la stabilità dell’ecosistema calcistico europeo e gli investimenti duraturi e importanti”.
Lo studio evidenzia infatti come la presenza di norme oculate abbia portato a 20 anni consecutivi di crescita dei ricavi, aumentati complessivamente nel 2018 da 20 a 21 miliardi di euro, grazie soprattutto al fatturato delle maggiori leghe europee come Premier League (5,4 miliardi di euro di cui ben 3,6 miliardi di introiti provenienti dalla vendita dei diritti televisivi), Bundesliga (3,3 miliardi), Liga (3,15 miliardi) e Serie A (“ferma” a 2,31 miliardi).
E’ però lo stesso documento a sottolineare una progressiva concentrazione dei ricavi: il 75% del fatturato globale proviene infatti dai club dei cosiddetti “big five” (i cinque campionati più importanti d’Europa), che hanno fatto registrare un aumento di oltre un miliardo di euro della spesa salariale (l’88% dell’intera crescita) e rappresentano complessivamente l’85% delle spese lorde per i trasferimenti dei giocatori.
Un processo destinato, almeno momentaneamente, a non interrompersi: il rapporto preliminare dell’anno 2019 indica infatti che per la prima volta i 30 top club europei faranno segnare oltre la metà dei ricavi di tutte le squadre delle massime divisioni.
E’ sempre il presidente Čeferin a spiegare come “Il report evidenzi diversi pericoli per la stabilità del calcio europeo, ad esempio il rischio di una polarizzazione dei ricavi alimentata dalla globalizzazione, di un panorama mediatico frammentario e di una sovradipendenza dalle entrate per trasferimenti: allo stesso tempo però dimostra come il calcio europeo per club sia forte, unito e resiliente e anche in questa occasione saprà affrontare e superare le sfide che lo aspettano”.
L’analisi inoltre riporta come nella stagione 2018/2019 sia stato stabilito un nuovo record di affluenza media, per un totale di 105 milioni di spettatori ed una crescita dell’8% di incassi al botteghino, mentre approfittando degli eccezionali ricavi provenienti dai diritti di trasmissione dei match i salari (soprattutto quelli delle società più ricche) sono aumentati del 9,4%; inoltre, negli ultimi cinque anni l’80% delle squadre ha stanziato importanti somme per il potenziamento dei propri centri tecnici, investimenti che per un club su tre ha superato il milione di euro anche grazie ai fondi di solidarietà del programma “UEFA HatTrick“.
Il calcio, in particolar modo quello europeo, continua ad esercitare un grande richiamo a livello internazionale: sono infatti oltre 150 gli sponsor stranieri (di cui 39 provenienti dal continente asiatico e 19 da quello nordamericano), mentre solamente le aziende dei settori retail e scommesse riescono a “brandizzare” oltre il 10% delle divise da gioco delle squadre (rispettivamente il 17% e 13%).
Infine, per la prima volta il rapporto ha preso in considerazione anche il regime delle licenze per club del calcio femminile, riscontrando un movimento in grande crescita: nei 52 campionati di prima fascia infatti si trovano in media 9,3 team partecipanti, un numero di poco inferiore rispetto alle 12,3 compagini maschili.
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