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Il West Ham Utd non sta guadagnando quanto previsto dal London Stadium

(di Valerio Intermoia) – Inizia oggi, con il match contro il Manchester City, la quarta stagione in cui le note di “I’m forever blowing bubbles” non risuonano più a Boleyn Ground. Il West Ham disputa, ormai in pianta stabile, le proprie partite casalinghe al London Stadium, impianto in cui si sono disputate le gare di atletica delle Olimpiadi di Londra 2012, conteso al Tottenham e aggiudicato dal club in concessione per 99 anni.
Una mossa in linea con le altre grandi società europee, con l’obiettivo di aumentare gli incassi da stadio. Ad oggi, nonostante lo stadio sempre pieno e abbonamenti sempre sopra le 50.000 unità, non c’è stato lo scatto in avanti negli introiti. Il trasferimento da Upton Park al nuovo stadio è stato sin dall’inizio mal digerito dai tifosi degli Hamners, molto legati alle tradizioni e ad uno stadio in cui era maggiormente possibile vivere le partite “all’inglese”, data la presenza della pista d’atletica nello stadio attuale. Oggi, la zona in cui sorgeva il vecchio stadio è stata edificata e il club non ha ancora trovato il modo di rendere vantaggioso il trasferimento allo stadio Olimpico. In questo senso, è stata fatta richiesta agli enti competenti per un ampliamento dei posti da 60mila a 62.500, elemento che porterebbe il London Stadium ad essere lo stadio più grande della City e, secondo la società, a renderlo più appetibile in termini di offerte per la cessione dei naming rights.
I 9,3 milioni di euro di differenza, a livello di introiti, nel raffronto anno su anno, non sono una cifra significativa, a fronte di diverse proteste collettive da parte dei tifosi che definiscono “soulless” (senz’anima) lo stadio che ospita le loro partite. Introiti, dunque investimenti e vittorie potranno riparare una situazione per certi versi anomala.
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