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Il lancio della banana a Gervinho? Un gesto da razzisti ignoranti

Ecco, scavalcate le beghe nazionalpopolari legate ai danni perpetrati alla “Barcaccia” e al becero campanilismo di chi, tifoso, non distingue Bernini da Borromini, ma ostenta sicurezza artistica nell’affondare il colpo contro lo stupido hooligan olandese, ci si ritrova da capo a dodici con quel mondo-calcio che promette e ripromette ma non mantiene mai. 

Le discriminazioni razziali abbiamo scoperto un pò per volta – magia della Rete che mostra tutto, al contrario del faziosismo televisivo e alla partigianeria radiofonica – che esistono un pò ovunque, anche nella civilissima Olanda, dove i colored non mancano, né sono mai mancati (si pensi solo alle contaminazioni di razze collegate a posti esotici come le Antille olandesi). 

Roba dell’altro mondo, con buona pace di chi giura che il male è sconfitto e che è solo una piccola magagna di pochi “scemi del villaggio”. E che, presto, tutto cambierà. In compenso, nel frattempo che parliamo di banane e di calciatori di colore, la Grecia ha dato una bella botta al sistema-pallone, mostrando quel che si deve fare quando gli scalmanati da stadio non trovano pace: si sospende il campionato. A tempo indeterminato. 

Dice, “ma in Italia non si può fare, le televisioni pagano profumatamente quei ventidue in mutande e scarpini che corrono dietro a un pallone”. E chissenefrega, se ci deve scappare la tragedia pure per novanta minuti di “non gioco”. Si fermi tutto, così niente soldi, niente indotto, niente violenza. Plauso lo merita Francesco Totti, il primo che ha sintetizzato l’esempio ellenico con un semplice ma diretto “è giusto, se i problemi non si risolvono dovremmo farlo anche noi”. 

Chissà, gli altri magari non ci hanno ancora pensato a schierarsi, mettendoci la faccia. Aspettiamo tempi migliori, ricordando sempre che senza una giornata di campionato, decretata dall’allora commissario straordinario della Federcalcio Luca Pancalli, la gente in Italia stava andando ai matti. E i manicomi non furono riaperti perché lo stop durò “solo” una settimana. 

Poi le pressioni dei padroni del vapore fecero in modo che si ripartisse senza colpo ferire. Dimenticando che quello stop venne decretato perché era morto un uomo, l’ispettore di polizia Filippo Raciti.

* giornalista sportivo e scrittore

(di Massimiliano Morelli)* – E adesso come la mettiamo con Michel Platini, presidente dell’Uefa? Come la mettiamo con le punizioni severe da addebitare a chi si rende protagonista di episodi assimilabili alla sfera razzista dell’essere umano? Come la mettiamo col “bananone” lanciato dagli spalti dello stadio di Rotterdam all’indirizzo di Gervinho?

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Marcel Vulpis

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