Punto e a Capo

Il caso Messina e i termini “perentori” della F.i.g.c.

Una squadra giunta settima in campionato può essere cancellata dal calcio professionistico per un vizio di “forma”?. La risposta logica sarebbe no, ma in Italia pur in possesso di un titolo si
può essere “cancellati”, così come, per costruire una nuova autostrada, intere famiglie vengono spesso cancellate nel nome del bene pubblico (con espropri e altri atti di prepotenza). Lo stesso sta avvenendo con l’F.c. Messina, “reo” di aver transato e rateizzato il proprio debito con il Fisco 24 ore dopo la scadenza ultima prevista dalla Coavisoc.

Una colpa gravissima soprattutto in un calcio dove i fallimenti sono all’ordine del giorno, così come le “truffe”. Logico quindi che paga di più chi arriva in ritardo ad una transazione, piuttosto che chi fa il furbo 365 giorni su 365. Alla fine è questo il messaggio che sta passando al grande pubblico. Non avendo potuto aderire al
“Lodo Petrucci”, la società siciliana si troverebbe, pertanto, a dover ripartire dalle serie “dilettantistiche”. Con danni economici per il club (solo 9.8 mln di euro dalle sponsorizzazioni principali), oltre
che per l’economia del territorio. Quello che non capiamo è la capacità di rendere le regole, a seconda dei soggetti e dei tempi storici, prima iper flessibili e poi iper rigide. Il Messina F.c. sarà anche arrivato in ritardo rispetto ai pagamenti previsti, ma ha pagato ed è oggi il simbolo di un Sud giovane (come il presidente
Pietro Franza) che ha voglia di crescere e di fare qualche “sgambetto” (in campo) alle grandi del calcio italiano.

E’ questa la colpa del team peloritano? E’ stato troppo azzardato arrivare settimi?. Forse sarebbe stato più giusto, per alcuni, che il Messina F.c. facesse il suo campionato da bassa classifica e
lottasse per non scendere in serie B. Alzare troppo la testa in questo “BelPaese” crea solo molti grattacapi.Come portale italiano indipendente auguriamo al Messina F.c. e al suo presidente (Pietro Franza) di farcela già il prossimo 2 agosto davanti al Tar del Lazio (o in ultima ipotesi di fronte al Consiglio di Stato). Cancellare il Messina F.c. dal calcio che conta sarebbe la più grave sconfitta “morale” nella storia della F.I.G.C.. Sporteconomy.it è da sempre per il rispetto delle regole, a priori, ma caso per caso bisogna essere anche un minimo “flessibili”. Il Messina F.c. non ha rispettato i termini “perentori” della Federcalcio, fissati
inizialmente per il 30 giugno e poi dalla Coavisoc spostati al 13 luglio, ma è anche vero che appena 24 ore dopo (non un anno dopo o mai come in alcuni casi) ha versato quanto doveva
allo Stato.

Chiudiamo l’editoriale con una frase di Franza (Messina F.C.), “casualmente” dimenticata da tutti i maggiori organi di informazione: “….ho ritardato di un giorno per il pagamento dei
debiti del Messina F.c., ma, personalmente, come imprenditore sono a credito di imposta con lo Stato per oltre 14 mln di euro…Soldi che attendo di incassare già da diversi anni….E’
possibile che in questo Paese ci siano due pesi e due misure?”.
Sì, Franza, purtroppo ci sono, ma speriamo che Tar o Consiglio di Stato riportino questi pesi o queste misure, almeno per una volta, in pareggio sulla bilancia della giustizia. Per dare un segnale morale ad un Paese che non merita ogni estate di assistere a questo “teatrino” di bassissimo profilo.

* Direttore di SportEconomy.it

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Marcel Vulpis

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