Punto e a Capo

“Il caso Collina è una questione di sostanza, non solo di stile…”

In un’estate di carte bollate e ricorsi su ricorsi ci mancava solo il caso Collina. Questi, in sintesi, i fatti: l’arbitro viareggino ha chiuso un accordo promopubblicitario con la Opel (sponsor di maglia ancora per un anno dell’A.c.Milan)  per 1 mln di euro senza chiedere il permesso all’Aia (Ass. it. arbitri di calcio) e senza seguire il regolamento di categoria. Morale della favola? Una pubblicità “gratuita” per il marchio Opel, rimasto al centro di una contesa tra etica e diritti di immagine, ma seri problemi per Collina, subito redarguito dal presidente dell’Aia, Tullio Lannese.

Il presidente della Lega calcio, Adriano Galliani, nel frattempo, si è reso disponibile ad accettare che Collina non arbitri il Milan, pur
di non urtare addetti ai lavori e appassionati di calcio. Ma può bastare?. Secondo noi no e per un semplice motivo. Qui non si tratta di evitare che Collina diriga i match del Milan, per un chiaro conflitto di interessi o forse più per un semplicissimo senso del buon gusto, quanto piuttosto che si possa dire che, magari, durante un match cruciale della Juve o dell’Inter per la conquista dello scudetto, si possa arrivare a pensare che Collina faccia comunque un piacere, anche indiretto, al club rossonero (solo perchè è testimonial pubblicitario di Opel).

La soluzione è semplicissima: Collina deve ritirarsi e puntare maggiormente sulla sua nuova carriera, nel settore dell’immagine. Dove, siamo sicuri otterrà ulteriori riconoscimenti, visto che ha dimostrato, negli anni, di essere anche un ottimo manager di se stesso. Ulteriori opzioni non sono percorribili, a meno che non si voglia continuare a mantenere uno stile tipicamente “italiano” (fatto soprattutto di compromessi di incerto profilo).

* direttore di Sporteconomy.it

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Marcel Vulpis

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