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FIH: Di Mauro e la querelle, questa si’ irrituale, con il commissario Claudio Matteoli

Siamo rimasti basiti per il tono, poco rispettoso, (secondo noi), nei confronti dello stesso commissario, chiamato a capire come è stata gestita questa federazione dallo stesso Di Mauro.

Sembra, leggendo il contenuto della missiva, che il commissario sia un crudele ispettore della Stasi che vuole il male di questa federazione. A noi, invece, sembra che stia facendo solo il suo “dovere” (parola sconosciuta ormai ai più in questo paese) e che ciò stia avvenendo con rigore e accuratezza. I controlli sono sulle piccole cose (come per esempio i certificati medici), fino al tema delle presunte “società fantasma” (di cui parla lo stesso Di Mauro nella sua accorata missiva). Tema quest’ultimo banalizzato come se l’esistenza eventuale di società inesistenti fosse o sia una cosa normale. Spero, per Di Mauro, che ciò non avvenga, perché ciò rischierebbe di mettere la parola “fine” alla sua carriera (non ce ne voglia). Di una carriera che finisce, di fatto, con un commissariamento.

In un paese mediamente civile, cosa che l’Italia non è, un presidente commissariato avrebbe terminato la sua corsa dirigenziale. Di Mauro invece, da abile politico (questo glielo dobbiamo riconoscere – ma non è un vanto di questi tempi), sta giocando sulla comunicazione “interna” – e periodicamente sui social e via mail fa passare il concetto “Ma alla fine che sarà mai un commissariamento? è solo una fase procedurale che passerà”. Sì, vero, passerà, ma siamo ansiosi di conoscere il contenuto delle indagini del commissario Matteoli e le sue risultanze finali.

Per tornare al confronto con i paesi europei più civili europei il “Di Mauro tedesco” o “francese” commissariato, si sarebbe ritirato a vita privata. Perché, nei paesi normali, un dirigente sportivo non si fa commissariare. La fortuna, appunto, di Di Mauro è che vive in Italia, dove tutto è possibile, dove alla fine siamo tutti “fratelli”. E il tempo aggiusta tutto (o quasi).

Ecco perché rimango basito rispetto alle considerazioni finali di Di Mauro sul tema delle eventuali società fantasma che dovessero essere riscontrate. Come se fosse, eventualmente, una cosa normale. Non so se ridere o se piangere.

Forse l’alto dirigente catanese non ha ben compreso che se fosse confermata l’esistenza anche di una sola società fantasma (Dio non voglia!), è chiaro che politicamente (e a livello dirigenziale) la colpa tecnica di questo fatto potrebbe essere solo sua e la sua ricandidatura alla presidenza della FIH si scioglierebbe al sole come un gelato.

Noi siamo certi che Di Mauro sarà ancora in pista, perché non comprende, nel profondo della sua coscienza, che è finita una era dirigenziale (la sua chiaramente). Una storia sportivo-dirigenziale che finisce, a torto o a ragione, con un commissariamento. E tanto basta come giudizio ai posteri. Ci dispiace per lui, ma è così.

Il fatto che Di Mauro avesse Giovanni Malagò accanto a sé il giorno della conferenza stampa di attivazione del commissariamento è un “atto di benevolenza” (non una “benemerenza” come vorrebbe farci credere lo stesso dirigente sportivo siciliano) da parte dello stesso presidente del CONI, che vuole comunque arrivare ad un processo democratico di rilancio di questo sport.

Detto questo e lo sottolineiamo con forza, caro ex presidente Di Mauro, essere stati commissariati non è un titolo di vanto, una medaglia da mettere al collo. Purtroppo, è l’esatto contrario, forse non gliel’hanno spiegato, ma è così. Così va il mondo. Il movimento dell’hockey su prato è cosciente di questo passaggio epocale e vuole affidarsi a gente nuova, a dirigenti capaci di rilanciare questa disciplina con nuove idee e progetti. Una considerazione finale sul commissario Matteoli.

Il commissario in esame deve essere rigoroso, perché quando si parla di “contributi federali” (erogati anche per l’esistenza di società) questo termine fa rima con fondi pubblici, con soldi del governo, con tasse pagate dagli italiani, per tenere in piedi in quota parte anche la sua precedente federazione.

La federazione è solo degli hockeisti ed è pagata con i soldi degli italiani, caro ex presidente Di Mauro, non è assolutamente una struttura privata. Vorremmo che questo concetto fosse molto chiaro, non solo per lei, ma anche per chi verrà dopo di lei. Quindi, ogni centesimo speso deve essere ragionato, pesato e ben calcolato e andremo a leggere, nelle prossime settimane, ogni rigo del bilancio della FIH, perché vogliamo capire la bontà (o meno) di questa gestione.

Gli italiani, attraverso Matteoli, ed è giusto che sia così, vogliono conoscere cosa è successo in seno a questa federazione (oggi commissariata) dai certificati medici a tutto il resto. E, poi, tireremo la linea e faremo le nostre riflessioni. Speriamo che non siano “irrituali” (le nostre riflessioni) come le polemiche inutili (almeno per noi) che fa lei adesso, ex presidente Di Mauro.

A Matteoli diciamo solo: vada avanti così, è sulla strada giusta.Rigore, rigore, rigore!

Pubblichiamo per diritto/dovere di cronaca la lettera in esame a firma di Luca Di Mauro (ex presidente della FIH – oggi commissariata dal CONI)


Lettera al Commissario Matteoli

Lettera di Luca Di Mauro al Commissario della FIH


“Egregio Commissario,

abbiamo letto la sua richiesta dei certificati medici degli atleti alle Società di hockey che hanno disputato i campionati under 14. Le confesso che un’iniziale sorpresa ha lasciato subito spazio a un profondo sconforto.
A quale mandato risponde una richiesta tanto irrituale quanto inutile? Cosa si vorrebbe dimostrare centralizzando una richiesta ridondante a carico dei Presidenti delle Società, che rispondono personalmente, anche in ambito penale, per eventuali violazioni dell’obbligo di dotare i propri atleti di certificato medico? Il mandato ricevuto dal Commissario è quello di accertare, nel più breve tempo possibile, eventuali irregolarità nella gestione della Federazione, oppure quella di umiliare gli hockeisti, passarli al setaccio come se fossero tutti dei delinquenti comuni, sottoporli ad un “accanimento terapeutico” inutile e proditorio?
Egregio Commissario, se ritiene, dopo una costosissima operazione di invio di emissari federali presso i campi a valutare quante e quali partite under 14 si disputassero realmente, potrebbe semplicemente cancellare tutta l’attività di questa categoria: sempre che le eventuali irregolarità rientrino in un chissà quale “disegno criminale”, anzichè nella fisiologica e limitatissima difficoltà di società piccole e volenterose di mettere in campo, sempre e comunque, tutte le squadre iscritte ai campionati.
Questa non è più una questione legata allo scontro fra fazioni, alle denunce, ai veleni: è un problema di rispetto degli sportivi, dei dirigenti, degli atleti, degli hockeisti tutti. Il suo compito, come previsto dal CONI, era quello di rilevare eventuali irregolarità, sanzionarle se necessario, “ripulire” la federazione da eventuali Società fantasma. Ci sono? Lo avete rilevato? Allora cancellatele, oppure, in assenza di prove certe e inoppugnabili, togliete alle Società che disputino solo l’under 14, a tutte, buone o cattive, belle o brutte, la possibilità di votare in Assemblea elettiva. Fatelo “d’imperio”, nell’ambito dei vostri poteri commissariali, senza fingere di voler coinvolgere le Società e gli hockeisti, ma per favore interrompete questo stillicidio che nuoce gravemente al nostro sport.
Gli hockeisti vogliono tornare a giocare serenamente sul campo, vogliono che si restituisca una guida politica alla Federazione, senza prolungare insensatamente una condizione di commissariamento che non sta, in alcun modo, facendo gli interessi del nostro sport.
La ringrazio per l’attenzione. Luca Di Mauro

Nelle ultime ore ci è capitato di scovare (su Facebook), una singolare lettera, per forma e contenuti (soprattutto), firmata di tutto pugno da Luca Di Mauro, ex presidente Federhockey su prato (FIH) ed inviata dallo stesso dirigente sportivo (nato e cresciuto nel CUS Catania), al Commissario (Ugo Claudio Matteoli – presidente FIPSAS) nominato dal CONI di Giovanni Malagò per rimettere ordine nella FIH. 

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