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Elia Viviani (Team Sky): “la Sanremo è meglio della Parigi-Roubaix”

I corridori italiani del Team Sky Elia Viviani, Gianni Moscon e Salvatore Puccio sono intervenuti oggi a Sky Sport24 HD. In studio con loro anche Fausto Pinarello, Presidente Cicli Pinarello S.p.A., che per il settimo anno consecutivo fornisce le bici per il Team Sky.

 A Elia Viviani è stato chiesto “Per il tuo fisico è meglio la Sanremo o la Parigi-Roubaix?” Direi la Sanremo, un po’ per tutto. Un po’ perché è la classica per i velocisti, è un terno al lotto ma non è legata alla fortuna quanto la Roubaix, perché comunque alla Roubaix devi pregare di non avere delle forature nei momenti critici e nel momento giusto. Ovvio che anche lì se la giocano i più forti, però la Sanremo è più una corsa per me.

Cosa ti aspetti da questa stagione?

Questa stagione è partita a suon di secondi posti, quindi qualcosa manca.

Bisogna eliminare Sagan?

Tra Sagan, Gaviria, Boonen e Kittel…diciamo che non sono stato battuto da chiunque, però dobbiamo mettere questa ruota davanti e sabato è un’occasione forse ghiotta quanto quella di Rio.

A proposito della Sanremo…

La Sanremo è la prima classica monumento dell’anno, è talmente vicina all’inizio della stagione che tanti atleti non sai in che condizione ci arrivano, qualcuno più veloce, qualcuno più resistente, è sempre un bel terno al lotto anche per il percorso. È una corsa per sprinter ma gli attaccanti sono sempre in rampa di lancio.

Quanto è difficile per un velocista come te arrivare nelle prime posizioni sul Poggio?

La Cipressa e il Poggio non sono di per se’ salite difficili, il problema è che la gara è lunga, sono 291 km e quando arrivi alla Cipressa e al Poggio sembrano le salite più dure che tu abbia mai fatto. Credo che lavorare tanto sulla resistenza sia stato uno dei primi obiettivi da raggiungere subito dopo le Olimpiadi, perché tornare su strada non è stato così semplice come pensavo, però una volta che raggiungi obiettivi importanti come quello dello scorso anno a Rio, si è pronti a ributtarsi per inseguire dei traguardi ancora più grandi. Se quindi Rio era il mio sogno quattro anni fa dopo Londra, dopo Rio la Sanremo è uno dei miei sogni per i prossimi quattro anni, con un vantaggio che ci si può provare ogni anno.

Con questa bici, la F10, come ti trovi in discesa e in pianura? In salita contano più le gambe…

In salita conta anche la bici, per la leggerezza. La bici che è arrivata quest’anno è più leggera, più rigida, più maneggevole in discesa, è più guidabile. Risponde più a qualsiasi movimento, o attacco, o ripresa fuori da un tornante, la linea che si prende nelle curve è molto più pulita e si riesce anche a raddrizzare nel momento in cui si fa un errore, quindi è maneggevole. Abbiamo migliorato anche l’aerodinamica, abbiamo migliorato anche su quella prendendo spunto dalla bici da crono, quindi i minimi fili sono fuori, quelli dei freni perché servono e il resto è tutto nascosto il più possibile.

Una classifica dei tuoi rivali più forti?

Sagan per quello che ha dimostrato alla Tirreno e per la condizione fisica impressionante che ha, Gaviria credo sia il velocista più duro da battere, meno conosciuto ma l’anno scorso ha dimostrato di avere resistenza e di essere potente, quindi in un arrivo in volata è il velocista da battere. Per quanto riguarda gli attaccanti, abbiamo Kwiatkowski che è uno dei migliori attaccanti. Poi tra i velocisti, Degenkolb  che l’ha già vinta  e ha dimostrato di andare forte alla Parigi-Nizza, lo stesso Demare l’ha vinta l’anno scorso e anche lui alla Parigi-Nizza ha dimostrato di andare forte.

Corse a tappe per te?

Il Giro d’Italia ovviamente come italiano ha un qualcosa di speciale, più di qualsiasi altra gara, quindi dopo la batosta dello scorso anno un po’ sapevamo che non ero in super condizione, c’era di mezzo la preparazione per la pista, però mi è rimasto un po’ quell’amaro dentro di voler tornare al Giro d’Italia, finirlo e vincere una volata. Tornare a provare l’emozione di Genova del 2015 è sicuramente stupendo.

E per tornare alle emozioni della pista?

Quello che ho provato a Rio, solo fra 4 anni lo potrò riprovare. Quello che ti da’ l’Olimpiade è qualcosa che va al di là del ciclismo in se’, quindi bisognerà aspettare quattro anni.

Perché in Italia, dove c’è una grande cultura del ciclismo su strada, il ciclismo su pista deve ancora sbocciare?

Penso si debba tornare ad investire sulla pista a livello federale e che con un quartetto italiano si possa tornare a vincere delle medaglie alle Olimpiadi.

Froome vincerà il Tour?

Certo, deve arrivare a cinque! 

GIANNI MOSCON

Sei considerato il futuro del ciclismo italiano: ti pesa un po’ questa cosa?

No, in realtà non mi pesa, cerco di non pensarci, io do sempre il massimo indipendentemente da quello che si dice intorno a me, è più una sfida con me stesso che con gli altri.

Spiegaci il problema della ruota alla Tirreno-Adriatico…

Non so bene cosa sia successo: buca e mi sono trovato a terra, giusto il tempo di reagire e spostarmi dalla fila dei miei compagni per evitare conseguenze peggiori.

È andata anche bene…

Sì, tutto sommato mi ritengo anche fortunato perché una caduta del genere a 60 km/h poteva provocarmi qualche frattura, penso in primis alla frattura della clavicola, che è una frattura molto frequente e per il tipo di caduta che ho fatto era pronosticabile.

Ti consideri più un corridore da corsa a tappe o corse da un giorno?

In realtà sto ancora cercando di scoprire quali sono le mie caratteristiche, dove potrò esprimermi al meglio. Per il momento sono abbastanza completo. Cerco di scoprire tutte le corse del calendario e poi iniziare a lavorare magari su quello dove mi trovo più a mio agio.

Com’è andato il primo anno da professionista?

L’impatto c’è stato, poi correndo ho preso il ritmo e ora sto migliorando me stesso raggiungendo il livello degli altri. Le prime corse comunque sono state abbastanza traumatiche perché passi dai dilettanti dove eri uno dei più forti e arrivi qui che sei uno degli ultimi. Ma continuando a lavorare con la squadra e seguendo i consigli, capisci quale sia il modo migliore per gestire gli allenamenti. Poi diventa tutto un po’ più famigliare.

Qual è la vostra giornata tipo?

Dipende dal tipo di allenamento che si fa, comunque sono una media di 120 km al giorno, considerando che alcuni giorni ne fai meno, magari con un allenamento più intenso in salita con lavori specifici. Mediamente si va dai 90 ai 150 km.

SALVATORE PUCCIO

Come si prepara la Milano-Sanremo?

La Sanremo è sempre una gara importantissima, un po’ per tutti i corridori. Partono tanti favoriti, c’è un bel parterre di partenti, ci sono tanti corridori vincenti, quindi devi cercare di sbagliare il meno possibile. Sicuramente chi arriva dalla Tirreno e dalla Parigi-Nizza ha un vantaggio in più di chi non ha avuto la fortuna di correre quelle due gare, una base di preparazione che ti da quel tocco in più di pedale che può risultare vincente. Noi abbiamo una squadra fortissima, abbiamo due leader: uno è Elia, che ha dimostrato di saper mettere la ruota davanti, e l’altro è Kwiatkowski, pronto ad attaccare, come si dice in gergo ciclistico, fare un po’ di casino sulla Cipressa e il Poggio, seguendo gli eventuali attacchi di Sagan.

Il tuo compito è ricucire il tutto o provarci pure?

Credo che il mio compito sia di fare da collante, cercare di fare il doppio lavoro: se Elia sta bene, cercare di stare con Elia, ovviamente lui ci darà degli input durante la gara, passate le varie salite, lui ci informerà della sua condizione, perché siamo collegati con le radioline, e in quel caso anche noi cercheremo di cambiare la tattica mano a mano.

Quanto è stato utile correre la Tirreno-Adriatico?

La Tirreno era uno dei nostri obiettivi, ho visto un Thomas super in forma, è stato un peccato non vederlo combattivo nelle ultime tappe, sarebbe stato bello vederlo fino all’ultimo giorno combattere con Quintana.

È uno che non molla mai lui?

Assolutamente sì, ha una grinta pazzesca.

Avete dei programmi di allenamento ben precisi da seguire durante la stagione?

Noi del Team Sky siamo seguiti dai nostri allenatori, quindi siamo abbastanza fortunati. Abbiamo un gruppo di alto livello e siamo seguiti giorno per giorno. Questo è molto importante per l’andamento della stagione.

Un nome per la Sanremo?

Noi speriamo in un successo del Team. Il nostro obiettivo è quello.     

 

FAUSTO PINARELLO

Voi fornite il “mezzo” che permette a questi ragazzi di andare forte

Noi ci proviamo, siamo supporto tecnico del Team Sky da sette anni, il nostro compito è quello di fare le biciclette più belle del mondo per il team numero uno al mondo. Questo è il nostro compito. Se poi arriva anche la vittoria, perché no?

Vi fate consigliare dai corridori nell’operatività del vostro lavoro?

Sicuramente questa è una parte molto importante per il nostro lavoro, il fatto di avere un feedback immediato dai ciclisti per noi è una buona cosa. Con la F10 abbiamo cercato innanzitutto di mantenere un po’ la caratteristica delle nostre bici e la guidabilità. E arrivando da una F8 che è sicuramente la bici che ha avuto più successo per il nostro marchio negli ultimi anni, non era un’impresa facile riuscire a creare un nuovo prodotto. La F10 è una bici all around, quindi una bici che deve andare bene in salita, in discesa, in pianura e anche per i velocisti. Migliorare la F8 voleva dire innanzitutto mantenere la stessa guidabilità, cercare di alleggerire la bicicletta senza perdere in rigidità e reattività. E poi anche l’estetica è molto importante.

Ti senti orgoglioso del vostro prodotto made in Italy e di essere i numeri uno nel settore?

Noi siamo italiani e dobbiamo per forza difendere i nostri marchi. Il nostro è un marchio che ha più di 70 anni, quindi dalla generazione di mio padre. Ci stiamo provando, abbiamo una bella squadra, l’azienda funziona molto bene. E’ chiaro che avere la fortuna di riuscire a dare le bici al gruppo numero al mondo per noi è un orgoglio. Poi ci mancherebbe un piccolo pezzetto per fare la bici completamente made in Italy ma non è detto che prima o poi ci riusciremo. E’ un orgoglio sì, la cultura della bici da corsa è italiana. Il nostro prodotto come bicicletta da corsa è sempre riconosciuto nel mondo, un po’ per la cultura, per il design e ultimamente per la tecnologia, che è molto importante.

Un pronostico per la Milano-Sanremo?

Penso che vincerà Elia. Non sarà facile per lui, però credo che vincerà lui. La squadra è fortissima e l’ha dimostrato alla Tirreno-Adriatico, purtroppo nelle corse possono esserci degli inconvenienti che non devono succedere però la squadra si è dimostrata la più forte del gruppo.

 

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