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CINA: NEL 2021 I CLUB DELLA SUPER LEAGUE DOVRANNO RINUNCIARE AL NAMING DEGLI SPONSOR

(di Daniele Caroleo) – La Federazione calcistica della Repubblica Popolare Cinese (CFA) ha stabilito che, dal 2021, le denominazioni delle squadre partecipanti alla SuperLeague dovranno essere prive dei “nomi” degli sponsor e/o dei proprietari dei club.

Associare il nome dell’azionista di maggioranza a quello della squadra è una consuetudine piuttosto radicata in Cina (al momento l’unico club, nel massimo campionato nazionale, senza naming sponsor è il “Dalian Pro”). Alcune delle denominazioni, peraltro, sono rimasti immutate per diversi anni, entrando di diritto a far parte dell’identità del club.

La decisione della CFA ha quindi suscitato diverse polemiche, ma va contestualizzata all’interno di un ben più ampio piano di riforma del calcio cinese all’insegna dell’austerity.

Alla luce delle spese folli effettuate negli ultimi anni, che hanno portato a tutta una serie di fallimenti di diverse società sportive, il governo cinese ha infatti deciso di introdurre delle nuove regole al fine di rendere più solido il sistema calcio nazionale. Ad esempio, già da un anno, è stato stabilito un tetto massimo per gli ingaggi e gli stipendi dei calciatori.

La CFA ha anche stabilito che le squadre che non si adegueranno per tempo, a tale disposizione, verranno escluse dal prossimo campionato.

Le società interessate non hanno fatto trapelare alcun tipo di commento e solo una di loro, il Guangzhou R&F, ha recentemente lanciato una consultazione online, per i tifosi, al fine di cercare una nuova denominazione.

Le alternative, al momento, sono tre: limitarsi semplicemente al nome della città rappresentata; inserire eventualmente l’anno di fondazione; optare per un “nickname“, sulla falsariga delle squadre degli sport professionistici statunitensi.

A seguito di questo provvedimento, però, gli sponsor e gli investitori cinesi potrebbero anche decidere di non impiegare alcun tipo di capitale nel mondo del pallone, visto e considerato che il ritorno di immagine risulterebbe senza dubbio inferiore rispetto al recente passato. Rischiando, tra l’altro, di far fallire quei club con una situazione di bilancio pressoché fragile.

Inoltre, visto che anche nei paesi vicini (ad esempio Giappone e Corea del Sud) le squadre mantengono liberamente il nome del marchio principale unitamente a quello della squadra, i proprietari cinesi potrebbero prendere in considerazione l’ipotesi di trasferire il proprio club in un’altra città, anche a migliaia di chilometri di distanza. Con l’obiettivo di cercare mercati più ricchi senza ovviamente tenere conto del radicamento e dell’identità della squadra stessa.

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Redazione

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