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Caso Supercoppa: c’è un silenzio assordante nello sport italiano

(di Marcel Vulpis) – A meno di 10 giorni dalla finale di Supercoppa (a Gedda in Arabia Saudita), il risultato sportivo (che vedremo sul rettangolo di gioco) è stato ormai azzerato dal clamore delle crescenti contestazioni: dalla discriminazione di genere allo stadio per le donne (italiane e non), per non parlare dei sospetti legati all’omicidio/scomparsa dell’editorialista del “Washington Post”, Jamal Khashoggi, avvenuto lo scorso 2 ottobre (come riportato da autorevoli fonti investigative turche).

Ma al netto di una serie di dichiarazioni del presidente della Lega, Gaetano Miccichè (soprattutto sul caso Khashoggi e sui rapporti commerciali tra i due Paesi), che sinceramente non riescono a soddisfare l’opinione pubblica, c’è un “silenzio assordantenel mondo dello sport. Nessuno fa una dichiarazione, neppure per errore. Spesso i ruoli apicali (presidenti, AD o direttori generali) non vedono l’ora di uscire su agenzie e tv. Questa volta, stranamente, tutti zitti: sarà l’imbarazzo o, forse, l’incapacità di trovare una soluzione ad un problema che non si risolverà al termine della partita (in programma tra Juve e Milan il prossimo 16 gennaio).

Una immagine tratta dal web del presidente della Lega calcio serie A-Tim

L’immagine della Lega calcio serie A, ma anche dell’intero movimento calcistico, ne esce fortemente ridimensionata. La Lega calcio incasserà circa 7,5 milioni di euro, ma quanto ha perso in “brand reputation”? Questo nessuno lo dice, nessuno lo sottolinea. Non è stata assolutamente un’operazione win-win.

Giusto rispettare le culture di altri Paesi, ma questo non obbliga il calcio a creare pluriennali relazioni commerciali in mondi così diversi da noi. L’Arabia Saudita ha una serie di criticità da tempo sul terreno dei diritti umani e civili (in particolare nel mondo delle donne). Questo aspetto lo si conosceva e non era assolutamente una novità. Eppure si è andati avanti!

Non posso immaginare che un uomo “navigato” come Miccichè, insieme ai dirigenti della Lega, non abbia considerato i rischi dell’operazione. E allora perché ci siamo andati? Tra l’altro per “appena” 7,5 milioni di euro. Il calcio italiano vale così poco, che non c’era un altro Paese al mondo in grado di offrire questa cifra, se non una più elevata? E magari con meno criticità “ambientali”? Si fa fatica a crederlo. 

Il calcio italiano deve crescere molto nei prossimi anni, anche se è da molti anni che il nostro movimento deve crescere. Deve imparare a non “accontentarsi”, deve imparare ad analizzare le opportunità/criticità di una proposta commerciale, deve imparare ad essere meno provinciale e deve imparare ad alzare la testa, piuttosto che a fare “inchini”, seppure ad un Paese molto importante nello scacchiere mondiale.

Scusate, ma in questo silenzio assordante c’è bisogno di un “grillo” che abbia il coraggio di parlare, anzi di scrivere. Anche perché non c’è la fila per farlo.

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Marcel Vulpis

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