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Caso maglia Anna Frank: è vero non c’è la volontà di risolvere il problema dei violenti/razzisti negli stadi

(di Marcel Vulpis) – Ho aspettato un giorno per commentare il “fattaccio” del fotomontaggio della maglia giallorossa di Anna Frank (divenuta un simbolo della Shoah per il suo “diario”). Ho letto di tutto, ma, alla fine, mi sono soffermato sul post di Alex Zarfati (persona di grande sensibilità e spessore, membro della Comunità ebraica romana). In una giornata in cui si è passati da dichiarazioni di rito ai soliti commenti di sdegno, Zarfati rappresenta, secondo me, quello che molti pensano, ma pochi hanno il coraggio di rappresentare. Mi ha letto nel pensiero ed è per questa ragione che pubblico il contenuto del suo post, che condivido fino all’ultima virgola. Nel calcio (italiano) c’è una ipocrisia che fa schifo allo stesso livello di chi ha ideato, da “animale” qual è (e offendo la categoria degli animali), il fotomontaggio della Frank con la maglia dei giallorossi (da tempo offesi, da alcune “frange” biancocelesti, con il termine di “Romanisti Ebrei”).
E arriviamo al tema delle frange nel mondo del calcio (l’episodio dei tifosi dell’Ascoli calcio, che, stasera, sono entrati in curva in ritardo per non ascoltare il loro capitano leggere un passo del diario di Anna Frank è grave quanto il fotomontaggio in esame): è vero nessuno vuole realmente bloccarli o evitare che possano fare danni in curva o in altri settori dello stadio. Alla fine gli stessi presidenti non hanno il coraggio e la forza di prendere realmente le distanze. Ecco perché periodicamente dobbiamo assistere a questo teatrino dell’ipocrisia, dove si passa da “omaggi” estemporanei a mazzi di fiori o a dichiarazioni di rito (seppur inutili), ma il fenomeno del razzismo o delle offese agli ebrei è un dejavù cui dobbiamo assistere continuamente senza possibilità di opporci. 
Leggo che questi 15 fermati (di cui due minorenni) rischiano 8 anni di DASPO. Secondo me sono pochi: dovrebbero essere daspati a vita, per dare un messaggio forte al resto dei componenti di queste frange, che, ogni anno, crescono di peso e numero. O si iniziano a dare dei segnali veramente esemplari o il teatrino dell’ipocrisia continuerà all’infinito, come le ripetute offese alla Comunità ebraica. Vittima prima dell’Olocausto e oggi dell’ignoranza di questi “animali”, che si nascondono dietro il tifo calcistico per la Lazio. Da parte nostra, come agenzia giornalistica, saremo sempre “vicini” alla CER, di cui conosciamo l’impegno nella lotta quotidiana all’antisemitismo. Un male difficile da estirpare anche nel nostro Paese, dove si muove in modo subdolo e vigliacco come in questo caso. 
IL POST DI ALEX ZARFATI (apparso sulla pagina personale di Facebook).
Incoraggiare la Lazio o qualsiasi altra squadra ad indossare “la maglia di Anna Frank” per riparare alle porcate dei suoi tifosi sarebbe un’operazione orribile dal punto di vista comunicativo. La percezione sarebbe quella che gli ebrei – sempre loro – grazie alla loro influenza sono stati capaci di imporre a tutti “in nome della Shoah” – sempre quella – una cosa di cui non frega niente a nessuno. Con il risultato di farsi quantomeno detestare da chi si stava facendo gli affari propri.

Per il resto, corone di fiori ai monumenti dei deportati, e le scuse del presidente di una squadra di calcio non valgono manco i soldi del taxi o la penna per scriverli.

Arrendetevi. Confessate che non volete e non potete controllare queste frange. Da una parte vi servono e non è conveniente scomunicarli, dall’altra siete così cialtroni da non saper trovare il modo di isolarli. In perfetto stile italiano invece di intervenire sui tifosi responsabili, sfascerete le palle a quelli che non c’entrano nulla e verrete a fare la faccia seria davanti a un monumento. L’abbiamo capito che non vi interessa affrontarli. Quindi abbiate la decenza di rimanere a casa e di risparmiare i soldi del fioraio stavolta.

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Marcel Vulpis

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