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Caso Infront: Bogarelli e Ciocchetti non hanno compiuto alcun reato. Peccato però che li abbiano massacrati per due anni sui media

(di Marcel Vulpis) – Anche il caso Infront, che ha tenuto banco per oltre un anno, sui più titolati giornali a diffusione nazionale si sta rivelando per quello che è: il più grande bluff nella storia del calcio e dell’informazione giornalistica. Tutto parte da un’indagine stimolata da una “mano oscura” (ma i più scaltri ne conoscono benissimo il marchio), che ha inviato una serie di indicazioni in procura a Milano, attivando il desiderio di vederci chiaro da parte di un gruppo di PM, che, di fronte, ad una presunta ipotesi di reato (creata ad arte dalla suddetta “mano oscura”) si sono mossi per capirne di più.

Per certi versi non potevano fare altrimenti. Tutto parte da un atto di pura delazione, al limite della codardia. Perché, in quel momento storico, Marco Bogarelli (che aveva conquistato la prima pagina sulla Gazzetta dello Sport nei mesi precedenti), fondatore prima di Media Partners e poi entrato nel board internazionale di Infront Sports & Media (leader di mercato nel settore dell’intermediazione di diritti sportivi e nella gestione di attività marketing e commerciali) era il manager più ammirato, ma anche il più odiato nel settore dello sport-business italiano. La colpa? Di essere nettamente, e senza timore di smentita, il più geniale specialista nella intermediazione dei diritti sportivi, a partire dal calcio. Troppo bravo per un Paese di “invidiosi” professionisti.
In quest’ultimo anno ho letto di tutto su giornali più o meno titolati, sembrava che Marco Bogarelli e Giuseppe Ciocchetti, rispettivamente ex presidente e DG di Infront Italy, fossero due delinquenti abituali che avessero come unico obiettivo combinare guai e arricchirsi ai danni del mondo del calcio italiano.

Pensate, a me risulta l’esatto contrario: da quando Infront, attraverso la loro guida, è diventato l’advisor del calcio italiano (per conto della Lega calcio), il valore di questa “torta” economica è aumentato di gara in gara, con i concorrenti ad anni luce in termini di offerta. Qualcuno li ha accusati di essere dei monopolisti. No, semplicemente, hanno sempre offerto di più di qualsiasi concorrente e lo stesso è avvenuto da parte di Riccardo Silva (fondatore di MP&Silva) advisor per la vendita dei diritti del calcio italiano (altro indagato a torto). I concorrenti li hanno spesso tacciati di essere “onnivori”, dei “cannibali” del settore. “Gestiscono tutto loro; non lasciano neppure le briciole…” Questo si diceva nel settore, ma nessuno ha mai avuto gli attributi di dirlo in faccia a Bogarelli e Ciocchetti. Perché? Semplice, l’italiano è un pavido.

Riccardo Silva, ceo & founder di MP&Silva

In sintesi, sono stati semplicemente più bravi degli altri e se la concorrenza è debole si faccia una domanda (sul proprio livello di management) e si dia anche una risposta, per dirla alla Marzullo. E riguardo al calcio la Infront del periodo Bogarelli-Ciocchetti (uno dei migliori esperti di finanza applicata al mondo dello sport in Europa), hanno generato introiti sui diritti tv nettamente superiori al valore dello spettacolo che vediamo ogni settimana in campo. Oltre al fatto di non aver mai bucato una fattura, anzi spesso di aver saputo “interpretare” le difficoltà di un sistema (quello del calcio), dove girano tanti soldi, ma se un giorno si dovesse fermare questa macchina da soldi (o di fatture) ci sarebbe un botto da sentirne il rumore fino in America. Provare per credere.

Un certo “sistema” (chiaramente in contrapposizione) ha deciso, quindi, che l’unico modo per contrastarli era passare ad un’azione di graduale, ma costante denigrazione, con tesi accusatorie presentate sui giornali come se fossero già delle sentenze. Il resto sarebbe avvenuto con la delazione, creando un caso macroscopico sul nulla. Ma l’intervento obbligatorio della magistratura di fatto ha generato immediatamente una opinione negativa sui due manager milanesi.

Questa macchina “scientifica” del fango, lo dico sinceramente, mi fa profondamente schifo.

In questo Paese tra l’altro bisogna iniziare ad essere prima di tutto delle persone che cercano di approfondire le tematiche. Sui diritti tv bisognerebbe istituire un master di specializzazione, perché ho letto delle castronerie ed inesattezze presentate come verità assolute. Già con la disinformazione si crea il primo gradino della distruzione della reputazione di una persona o di un professionista. Poi arriva la “decontestualizzazione”: ovvero prendere pezzi di intercettazioni (consegnate brevi manu da chi non si sa, ma pur sempre consegnate – la manina in Italia in un senso o nell’altro non manca mai) e trasformandole sui giornali in generale come verità assolute. E voilà: nasce il caso giornalistico/giudiziario e il “mostro” (anzi i mostri) da distruggere. Tanto quando esci sui giornali “massacrato” c’è bisogno di andare davanti al giudice? No, ormai sei condannato in Italia, perché “lo dicono” i giornali. Come se i giornalisti avessero anche la funzione pro tempore di giudici monocratici.

Dopo mesi di distruzione scientifica dell’immagine di Bogarelli e Ciocchetti, però, la verità è emersa finalmente. Nonostante un tentativo di aprire loro le porte del carcere (sulla base delle tesi avanzate dai PM), il Tribunale del Riesame, sempre di Milano, ha rigettato questa richiesta fuori dalla realtà, anzi ha sottolineato che non c’è alcun reato penale, né frode. La tesi accusatoria è stata totalmente “smontata” pezzo per pezzo.
Ho letto nei giorni scorsi su Business Insider Italia (nuovo progetto editoriale de La Repubblica): “Nessun reato e nessun colpevole. Nessuna associazione a delinquere (per Marco Bogarelli e Giuseppe Ciocchetti, nda), al massimo un gruppo di privati che cercava di massimizzare i propri ritorni senza commettere alcun illecito. Per il Tribunale del Riesame di Milano l’aver in qualche modo pilotato le aste a favore di Mediaset e ai danni di Sky per l’assegnazione dei diritti tv della Serie A non rappresenta una truffa come sostenuto, invece, dalla Procura. La motivazione è semplice: nelle gare, indette tra soggetti privati, non c’era alcun “interesse o ruolo della Pubblica Amministrazione”.

Ecco appunto sarebbe stato sufficiente studiare le carte e capirne di diritti tv (nella foto Sky tra i broadcaster che da sempre puntano sul prodotto calcio italiano), conoscendo magari la struttura di governance della Lega, per archiviare, sin dall’inizio, questa assurdità (per non usare un altro termine). Anzi per non procedere proprio.

La Lega è  da sempre una organizzazione di privati, che, al loro interno, decidono come regolare le attività (inclusa la vendita centralizzata dei diritti tv attraverso la figura di un advisor) e la scelta di Infront è avvenuta sempre a maggioranza assoluta. Tutti volevano Infront. E la società, oggi di proprietà del colosso cinese Wanda Sports, non è mai stata un player “indigesto”, se non per alcuni soggetti esterni alla Lega (inclusa una certa corrente politica).

Pensate che Bogarelli era colpevolizzato sui giornali per essere “troppo vicino a Berlusconi e Galliani”. Come se aver lavorato in ambienti Fininvest (uno dei colossi dell’industria italiana) potesse essere una colpa o un reato di lesa maestà. Ma questa è l’Italia: un Paese di invidiosi e di gente cattiva, che, quando non può superarti con le normali armi della concorrenza ti ammazza sui giornali e nelle aule di tribunale.
Adesso, in un Paese civile, gli stessi giornali, che hanno vomitato di tutto di più, dovrebbero almeno il buon gusto di scrivere: “Scusate, ci siamo sbagliati”. Ma figurati.

Bogarelli e Ciocchetti sono fuori dalla galassia Infront. Vedremo, nel futuro, come il mondo del calcio si muoverà (visto che i due manager erano il male assoluto). Sono rimasti solo i “buoni” ed i “professionisti” veri. Se la tesi degli oppositori dei due ex manager di Infront era che gli stessi bloccassero il sistema (una sorta di tappo), vedremo quali contratti sui diritti tv (in Italia e all’estero) verranno chiusi. Mi aspetto poi un fiorire di stadi, di contratti di sponsorizzazione, il boom del merchandising, una Lega sempre più coesa, stadi stracolmi di persone, broadcaster che scalpitano per pagare di più di quanto procurato, attraverso gare super regolari, dalla Infront nell’era Bogarelli-Ciocchetti.

Non ci crederete, ma al momento non vedo questo fiume di denaro sull’asta dei diritti tv (mi pare che sia andata deserta), nel frattempo la Lega è commissariata e c’è Carlo Tavecchio (presidente FIGC), gli stadi sono sempre più vuoti. Di impianti nuovi a brevissimo non se ne vedono (giusto il Frosinone e il progetto del Cagliari calcio con la Sardegna Arena), il merchandising è un asset residuale, le sponsorizzazioni non decollano (e comunque i grandi marchi internazionali ci snobbano). Insomma, la colpa era di Bogarelli-Ciocchetti, no? O forse il sistema calcio è incapace di fare appunto sistema? Adesso c’è veramente da farsi due grandi risate: perché tolti dal mercato (per il momento) Bogarelli e Ciocchetti adesso vedremo cosa sapranno fare gli “altri” professionisti del sistema (calcio). 

Nel frattempo, voglio vedere quanti giornali “indipendenti” e “liberi” intervisteranno, dopo questa figuraccia clamorosa, Marco Bogarelli e Giuseppe Ciocchetti (nella foto qui sotto), visto che, ormai, sono tornati persone “perbene” (anche se lo erano pure prima) per la procura di Milano. 

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Marcel Vulpis

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