Punto e a Capo

Calcio – “La calda estate di Giovannone e del calcio italiano”

Leggo con piacere questa mattina che il Milan Lab (il laboratorio scientifico dell’A.c. Milan) ha chiuso un accordo con la “WEST POINT US MILITARY ACADEMY”. Praticamente questa nuova collaborazione sul fronte “psicologico” servirà a gestire al meglio lo stress durante i momenti caldi della stagione del team vice-campione d’Italia (in concomitanza tra Champions, coppa Italia e campionato).

Ma subito la mente è volata a Torino e all’imprenditore ciociaro Luca Giovannone, che ha rischiato ieri, secondo i principali mezzi di informazione, l’infarto, proprio per cause legato allo stress. Credo che possa essere utile mettere in contatto la dirigenza del nuovo Torino Fc con il Milan Lab, perchè se questa società americana aiuta i calciatori rossoneri, può sicuramente supportare le “coronarie” dell’imprenditore Giovannone. Permetteteci in queste poche righe un filo di ironia, anche se ci sarebbe poco da ridere.

Negli ultimi mesi abbiamo visto/letto tutto e soprattutto il contrario di tutto. Dal caso Messina ad un passo dai Dilettanti, alla difesa estrema della A del Bologna F.c. (che oggi promette di chiedere i danni alla Figc), ai tafferugli da guerriglia urbana degli ultras del Genoa, allo stesso club ligure che cerca la salvezza non puntando sulla propria innocenza, ma sul vizio di forma delle intercettazioni telefoniche, al “cameo” finale dell’iscrizione di Carraro tra gli indagati per ipotesi di abuso d’ufficio da parte della procura della Repubblica di Roma. E’ veramente un bel quadretto di cui essere fieri. Poi, magari, a giugno 2006 la dirigenza federale volerà in Germania sicura di poter riscattare con la Nazionale l’immagine di un intero sistema. La realtà, invece, è un’altra.

Siamo al punto più basso mai raggiunto, in termini di “immagine esterna”, da parte del nostro calcio. Colpa, secondo noi, di chi ha in mano le redini del gioco (a tutti i livelli). Non è una questione di cercare nel caso specifico i colpevoli, ma di prendersi le proprie responsabilità. Non basta sbandierare “rigore” o chiudere la stalla (dopo aver fatto scappare prima i buoi), bisogna creare piuttosto regole in linea con il mercato. Certamente dovrebbe far riflettere che Giovannone con soli 180.000 euro ha acquistato una opzione per il controllo del Torino calcio. Oggi Urbano Cairo (imprenditore-editore), non può mettere in campo determinati investimenti perchè c’è chi difende il proprio diritto acquistato in un momento di “saldi” del club granata. Dove era in quei momenti il comune di Torino e, soprattutto, se Giovannone non era il “cavaliere bianco” (sindaco, istituzioni e ultras), perchè gli è stato permesso di comprarsi in una notte di mezza estate un marchio storico come il “Toro”? E’ logico che Giovannone oggi voglia creare una plusvalenza sul Torino e siccome ha capito che il club vale più di 180 mila euro gioca al rialzo con Cairo (ipotesi confermata a RaiNews24 dallo stesso imprenditore alessandrino) e Chiamparino (sindaco del capoluogo piemontese). E’ possibile che non ci fosse un imprenditore “locale” (vale a dire fortemente radicato sul territorio) in grado prendere le redini del gioco fino all’arrivo o all’ingresso di un socio forte (come nel caso di Cairo pronto ad investire almeno 30 mln di euro). A Giovannone diciamo solo una cosa: se ha intenzione di tenersi stretto il Torino lo faccia (al momento è un suo diritto), mostri, però, una volta per tutte le sue reali credenziali economiche, perchè non può pensare di fare la B con la “Primavera” granata. Nè può pensare di restare nel gotha del calcio con appena 10 mln di euro. Forse ci vuole qualche euro in più. Altrimenti rischia di vivere per l’intera stagione calcistica “barricato” nella sua verde Ciociaria.

* direttore di Sporteconomy.it

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