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Bosio (CSI): Lo Sport è inclusione e aggregazione del maggior numero di giovani. A tutti loro ci rivolgiamo, non alla punta dell’iceberg

“S Factor: più sport come elemento genetico e fattore di sviluppo, coesione ed educazione per le persone e le comunità” è stato il tema che il Centro Sportivo Italiano ha portato a Roma alla sala della Lupa della Camera dei Deputati di Palazzo Montecitorio, con l’obiettivo di dare vita ad un confronto sui valori dell’attività sportiva giovanile con il Governo e la Chiesa in un momento decisivo per il futuro del Paese, tra la discussione sulla nuova legge elettorale e le modifiche ai decreti attuativi della riforma degli Enti del Terzo Settore. Durante l’evento di Roma è stata presentata un’indagine realizzata da SG+ 

Sporteconomy ne ha parlato con Vittorio Bosio, presidente nazionale CSI* (Ente di promozione sportiva tra i più importanti del settore). L’attività di promozione sportiva del CSI coinvolge ogni anno oltre 457 mila giovani Under 18 (il totale dei tesserati è superiore a 1,2 milioni), generando un risparmio di circa 250 milioni di euro sulla spesa sanitaria pubblica

D: Presidente, come nasce l’idea di questo convegno/momento di incontro alla Camera?

R: Per il CSI il 2017 è l’anno del rilancio di tutte le attività. Soprattutto quelle giovanili, le più complesse, tra l’altro, in chiave educativa e di crescita al servizio, per esempio, delle parrocchie e delle diocesi e sempre a sostegno dei giovani. Dobbiamo come Ente essere vicini veramente a tutti, anche di quei ragazzi che un giorno non potranno diventare campioni o eccellenze sportive. Ecco perché è importante costruire un percorso sportivo e di aggregazione che li aiuti a vivere meglio. Devono diventare, soprattutto, campioni nella vita. Lo Sport per CSI è inclusione e aggregazione del maggior numero di giovani. A tutti loro ci rivolgiamo, non alla punta dell’iceberg

Vogliamo dare a tutti la possibilità di divertirsi e crescere. Bisogna fare “squadra” con tutte le istituzioni pubbliche, cos’ come con la CEI e tutte devono essere messe in rete in generale. Lo stesso sistema scolastico oggi non può più muoversi da solo. E’ necessario costruire questa rete (non solo a parole) e fare sistema. Sentiamo la necessità di lavorare insieme e siamo certi che questo possa generare solo effetti positivi.

D: CSI come Integratore sociale a base di Sport. Ci spiega meglio questo concetto?

R: Viviamo, da tempo, in una società multi-etnica. Lo Sport serve a far crescere insieme e ad integrare giovani e persone di razze, religioni e culture diverse. Le attività sportive li fa crescere insieme e abbatte le barriere, aiutandoli ad acquisire la sana cultura dello stare insieme senza criticità.

D: Ci stiamo avvicinando a grandi passi verso una nuova legislatura nel 2018. Cosa chiederete al nuovo Parlamento e Governo?

R: Dobbiamo sempre più fare, ma, soprattutto, dare alle associazioni di volontariato una serie di “strumenti” per operare, in modo tranquillo, sui diversi territori del nostro Paese. Non chiediamo denaro, ma la possibilità di operare nel modo migliore. Il volontariato a carattere sociale e sportivo ha bisogno di leggi “certe”. L’unica cosa di cui non abbiamo bisogno è la carità. In generale, cerchiamo momenti continui di ascolto da parte delle istituzioni, perchè lo sport è un valore sociale primario.

D: Presidente, c’è un sogno nel cassetto del CSI?

R: Sì, certo. Creare opportunità per i nostri giovani che si divertono e fanno sport ovunque. Ecco perché è importante coinvolgere le community (a partire dalle famiglie, nda), i comuni, le scuole e le parrocchie. Dobbiamo progettare attività sportive a disposizione di tutti, indistintamente.

D: Quali sono le azioni concrete che ha messo in campo, da quando guida il Centro Sportivo Italiano?

R: Per esempio, abbiamo ridotto ulteriormente la tassa associativa (già bassa in linea di principio) per i più giovani. Dovevamo dare un segnale forte ai territori e alle famiglie, proprio in una fase difficile della nostra economia nazionale e tanto più locale. Lavoreremo, nei prossimi mesi, per consegnare alle nostre strutture una serie di “strumenti” pre-confezionati in termini di progettualità. Dobbiamo metterli in comune, per sviluppare nuove iniziative in ambito sportivo. Vogliamo arrivare anche a fare attività a 365 giorni l’anno in tutti i territori, uscendo dalla logica delle iniziative una tantum, ovvero senza una logica di sistema.

  • Vittorio Bosio, 65 anni, nato a Bergamo, dirigente di lungo corso, ha iniziato come arbitro nel CSI ad appena 20 anni. 

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