Borse a picco, crisi di sfiducia nel sistema economico e politico: Milano brucia 22 miliardi di Euro, anche la Francia sotto attacco

Una delle tante giornate da incubo che si stanno vivendo sui
mercati finanziari nelle ultime settimane e che inevitabilmente porta alla
memoria quanto successe nel 2008 , quando fallì, anzi si decise di far fallire,
la banca d’affari americana Lehman Brothers.

 

I Governi europei e gli Stati Uniti si trovano oggi di
fronte a qualcosa di mai affrontato. Non si tratta questa volta di una crisi
economica delimitata ad una area geografica o di un fallimento di una grossa
società o di un evento catastrofico come l’11 settembre:  siamo invece di fronte ad una crisi di
sfiducia verso il sistema che ha dimostrato di non essere più in grado di
sostenersi e di rigenerarsi.

 

Dopo la crisi economica del 2008 ed il default di Lehman
Brothers, solo un anno dopo sono iniziate le vicissitudini dei rischi
“sovrani”, con il debito greco sotto pressione e che di fatto, seppur non
tecnicamente, rappresenta un default. Un esempio negativo seguito dopo pochi
mesi da Irlanda e Portogallo, per arrivare in queste settimane all’Italia, che
senza l’intervento delle Banche centrali di tutta Europa a sostegno dei propri
titoli di stato, si troverebbe in una situazione drammaticamente vicina al baratro.

 

I debiti sovrani non sono sostenibili con una crescita così
bassa e con il vincolo di una politica monetaria nell’area Euro che limita i
movimenti a sostegno delle singole economie, troppo diverse tra loro.

Proprio su questo si inserisce la sfiducia degli
investitori: se i Governi dei Paesi più importanti del mondo hanno dimostrato
di essere divisi su tutto e hanno tentennato per salvare un “piccolo” Paese
come la Grecia come possono ora pensare di affrontare una crisi sistemica che
colpirà uno dopo l’altro i Paesi più importanti, Italia prima e Francia dopo?

 

Di fronte al timore di un sistema che “crolla” non esiste
più bene rifugio e la forsennata salita del prezzo dell’oro dimostra ampiamente
che gli investitori temono il peggio. Penalizzare con perdite del 10% in una
sola seduta titoli azionari di società in grado di creare fino ad oggi  profitti netti di 4-5 miliardi di Euro
l’anno, sembra fuori dalla realtà, eppure è quello che è avvenuto oggi .

Ulteriore disagio viene avvertito dagli investitori dal
fatto che le banche centrali mondiali hanno già utilizzato tutti gli strumenti
a propria disposizione per affrontare una crisi finanziaria di questa portata,
e dopo 3 anni di fatto ne escono sconfitte. I Governi alle prese poi con i
propri deficit di bilancio ormai strutturali rischiano seriamente di non essere
in grado neanche di finanziarsi sul mercato in condizioni di estrema turbolenza
come quelle di questi giorni.

Una sfiducia quindi che nasce dalla constatazione che ad
oggi non sembra esserci una via di uscita, perché tutti i protagonisti hanno le
mani legate e di fronte a questo “imbarazzo” la speculazione regna sovrana.  Non c’è dubbio che una crisi sistemica vada affrontata con
misure eccezionali e soprattutto con la prontezza e decisione che merita.

Alle inutili e scenografiche telefonate tra i capi di
Governo dovrebbero sostituirsi invece importanti decisioni tecniche. In Europa
non è più pensabile che con una sola moneta ed una unica politica monetaria ci
siano diversi emittenti che raccolgano soldi sul mercato a tassi
incredibilmente diversi a seconda se sia la Germania o la Spagna per esempio a
finanziarsi. Un’unica agenzia incaricata di emettere sul mercato dell’area
Euro, provvederebbe poi a finanziare internamente i Paesi dell’Eurozona, il
progetto esiste, ma i tedeschi, in pieno spirito di “solidarietà” sono
assolutamente contrari.

Gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare l’idea che esista
solo il loro interesse e chiedere che anche la Cina (seppur loro miglior
partner commerciale) si allinei a quelle normative che regolano il lavoro , la
produzione e la vendita dei prodotti finiti, pena l’introduzione di
pesantissime accise sui prodotti in arrivo dall’ Estremo Oriente.

Bisogna riportare un po’ di ordine in una economia che
“dopata” dalla finanza, si riscopre oggi debolissima ed in preda al panico per
gli attacchi senza sosta che arrivano proprio dalla mancanza di regole e non
solo del settore finanziario.

Basterebbe in fondo una semplice identità di vedute ed una
condivisa azione di rinnovamento e sviluppo, con regole chiare per tutti, che
diano agli investitori di nuovo le certezze. Non possono esserci vincoli di
bilancio nell’area Euro per poi essere puntualmente disattesi, e gli americani
non possono ogni volta scaricare sul cambio del Dollaro le loro necessità di
ripresa economica, facendo pagare agli altri il conto della loro crescita
economica, e la Cina non puo’ essere considerata un Paese trai grandi del mondo
finchè non applica quelle regole che oggi impongono così tanti paletti alle
aziende occidentali.

Serve quindi un nuovo Agreement tra i Paesi più industrializzati
che tenga però conto delle nuove dinamiche e delle nuove forze in campo, in un
sostegno reciproco volto a dare nuova fiducia agli investitori che non
esiteranno un attimo a tornare ad investire una volta che il quadro e gli
obiettivi di medio lungo termine siano di nuovo chiari.

 Massimo Lucchese

Una giornata di passione vissuta nelle borse di tutto il
mondo quella di oggi e non sarà l’ultima. Il timore di una crisi finanziaria
senza precedenti pesa sulle decisioni degli investitori che “liquidano”
posizioni su titoli fino a pochi giorni fa ritenuti una assoluta garanzia per i
propri investimenti. A decretare il ribasso sono le borse europee, tutte nessuna
esclusa, mentre i listini americani affondano in chiusura, dopo il “finto”
rimbalzo della seduta precedente.

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Marcel Vulpis

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