Rassegna stampa – “Senza web non c’è ripresa”

Ama Facebook e non Twitter. Usa sempre più spesso Internet dal cellulare, ma per estendere l’accesso al web a tutti i cittadini è pronto anche a ricorrere al tam-tam. È il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, che, nelle ultime ore ,si è fatto capofila della protesta contro il governo per il taglio dei finanziamenti alla banda larga, la rete di connessione veloce così poco sviluppata in Italia.

«Nelle stesse ore in cui il governo italiano faceva scomparire i fondi previsti per allargare l’utilizzo di Internet veloce, in Finlandia la fornitura di questo servizio veniva equiparato ad un “servizio universale” come per luce, acqua e gas», spiega l’esponente Pd che aveva messo la copertura wi-fi della provincia come primo punto della sua campagna elettorale, «chiediamo che l’Italia faccia lo stesso».

E, mentre il taglio imposto da Tremonti ha spaccato il governo portando allo scoperto il dissenso del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola e di Paolo Romani, vice-ministro alle Comunicazioni, con Brunetta pronto a promettere una parziale retromarcia, l’appello (ovviamente sul web: www.provincia.roma.it) di Zingaretti continua a macinare decine adesioni di sindaci e presidenti di regione (dal primo cittadino di Torino, Chiamparino, al governatore della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani).

Quindi Internet veloce è una priorità anche in tempo di casse dello Stato semi-vuote?
«Senza investimenti nella banda larga addio sviluppo economico. Estendere Internet veloce è una questione di posizionamento culturale, un diritto da estendere contro quello che io non esito a definire un “apartheid digitale“, ma è anche un fattore decisivo per lo sviluppo delle piccole imprese».

Più urgente dei soldi per riparare le scuole, le strade o per pagare i fornitori della pubblica amministrazione?
«Una cosa non esclude l’altra. Ma quello di cui sono convinto è che non possiamo pensare di ripristinare il modello di sviluppo che ora è in crisi. Dobbiamo scommettere su nuovi modelli che non possono prescindere dall’utilizzo del web e dei nuovi mezzi di comunicazione. Le infrastrutture del nuovo secolo sono quelle immateriali. Ma non basta allargare l’accesso alla rete, va fatta anche formazione perché in Italia chi ha Internet lo usa ancora troppo poco a fini professionali».

Un ritardo anche di competitività internazionale?
«Basta guardarsi introno per capire come stanno le cose. Non è possibile che nei giardini di Vilnius, in Lituania, ci sia Internet gratuito e che non ci sia nel centro di Roma o di Milano. Sono ritardi che prima o poi si faranno sentire».

Quella del governo è solo arretratezza culturale?
«Non solo. Se in un momento di crisi economica si annunciano investimenti sul “Ponte sullo Stretto”, vuol dire che si sta facendo l’occhiolino a qualcosa che si conosce già: gli appalti sulle grandi opere pubbliche».

Ma quel tipo di investimenti non sono anche quelli su cui puntano settori sociali e sindacati?
«Non è vero. La sperimentazione che stiamo portando avanti qui, nella provincia di Roma, per creare la più vasta area con il web senza fili in Italia, sta avendo adesioni e riscontri entusiasmanti, dai cittadini, dai negozianti e dalle imprese».

L’ostilità del governo verso queste tecnologie non è forse legata anche al timore che una fonte d’informazione libera come si dimostra sempre di più Internet sia alla portata di tutti?
«Non credo. Credo semplicemente all’idea di un modello di sviluppo vecchio e ottuso di questa classe dirigente. Basta vedere quello che viene fatto per la ricerca, la scuola e l’università».

Un governo che rappresenta il suo leader?
«Si parla tanto del Berlusconi privato, ma non ci si concentra sul Berlusconi pubblico che sta dimostrando tutti i suoi limiti nel governo del paese. E tutte le tensioni nel governo sulla politica economica lo dimostrano».

Le proposte del Pd sono più avanzate?
«Diciamo che anche l’agenda politica del Partito democratico va aggiornata con proposte di modernizzazione del paese. La scommessa in campagna elettorale sul wi-fi è stata vinta, ora porre la questione della banda larga come diritto universale, penso che sarebbe una grande battaglia politica su cui puntare».

fonte: L’Unità

Riprendiamo un interessante intervento dell’Unità sul tema dello sviluppo della banda larga, dei punti wi-fi nel nostro Paese e di quanto lo sviluppo del web sia collegato a filo doppio a quello più generale del nostro Paese.

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Marcel Vulpis

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