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Vendita AC Milan: la pista thai non convince. All’orizzonte gli investimenti dei tycoon cinesi

La pista thailandese si sta sciogliendo come neve al sole. Bee Taechaubol, questo il nome dell’imprenditore interessato alla
società rossonera, non è un magnate nel senso letterale del termine, piuttosto
un giovane uomo di affari, che, attraverso una società di private equity (Thai
Prime), si muove sul mercato per acquisire, con fondi di finanziatori terzi,
società con forti potenziali di crescita. Il Milan risponde a queste
caratteristiche, ma è un gioco troppo grande per il 41enne capitano d’affari asiatico. Nel calcio, Bee Taechaubol si è mosso,
fino ad oggi, solo sponsorizzando la Global
legend series
, un circuito aperto alle vecchie glorie del pallone, ma nel
football professionistico non è mai entrato.

REGNO UNITO NEL MIRINO

Tre
imprenditori asiatici hanno interessi nel football britannico, ma non si tratta
di top club. L’unica società di Premier league, in mano ad un uomo d’affari del
Far east, è il Queens Park Rangers,
guidato dal malese Tony Fernandes,
che ha rilevato il pacchetto di controllo dalla coppia Ecclestone-Briatore nella
stagione 2011. E’ l’azionista di riferimento della compagnia    Air Asia, e, fino ad un anno fa, era tra i
maggiori azionisti della scuderia di F.1 Caterham (attualmente in via di
liquidazione).

Nella
Football league Championship sono presenti altri due investitori: il malese Vincent Tan (detiene il 51 per cento
del Cardiff City) proprietario del
Berjava group (con interessi nella costruzione di resort e nel settore
scommesse) e l’imprenditore di Hong Kong,
Carson Yeung Ka-Sing, azionista di riferimento (al 27
per cento) del Birmingham City.

I rapporti
con l’Asia sono confermati anche a livello sponsorizzativo. L’Everton, il secondo club di Liverpool,
dal 2005 è legato alla birra Chang.    Di proprietà
della Thai beverages group, ha scelto di investire sul club britannico per la costante
presenza di turisti inglesi sul territorio asiatico. Ha sede nella
provincia di Kamphaeng Phet, ed è partecipata dallo Stato, oltre a detenere il
65% del mercato domestico. Quest’anno lo sponsor Chang ha investito 6,77
milioni di euro per la maglia dei Blues.

L’operazione
finanziaria più importante nel calcio europeo è quella del magnate singaporiano
Peter Lim, azionista di riferimento
del Valencia, dall’ottobre 2014 (detiene
il 70,4 per cento delle azioni). Un’operazione del valore di 420 milioni di
euro, di cui più della metà impiegati per coprire il buco finanziario del club
iberico; la parte residua è destinata al progetto dello stadio.

LA PORTA CINESE

Prima
l’acquisizione del 20 per cento delle azioni dell’Atletico Madrid per 45
milioni di euro, poi, negli ultimi giorni, la maxi operazione di acquisizione
del colosso dello sports-marketing Infront,
dopo aver staccato un assegno di 1,05
miliardi di euro
alla società di private
equity
Bridgepoint. E’ la storia
recente di Dalian Wanda group
fondata dal tycoon Wang Jainlin, tra i primi quattro
imprenditori più ricchi della Repubblica popolare cinese (13,2 miliardi di dollari di patrimonio nel 2014).

Il
calcio è entrato da poco nel panel d’interessi
di questa potenza mondiale. Fino ad oggi gli obiettivi principali sono stati in
altri settori, ma il metodo di acquisizione è sempre lo stesso. Nei grandi
gruppi made in Italy le aziende
cinesi sono presenti con quote di minoranza (come già avvenuto per Enel, Eni,
Generali, Telecom e Banca Mediolanum), in altri casi hanno presentato offerte
irrinunciabili. Ne sa qualcosa Ferretti,
marchio della cantieristica di lusso, ormai di proprietà della realtà
Shig-Weichai, per una cifra record
di 520 milioni di euro.

Nel
2014 la Cina ha fatto shopping sul
nostro mercato per 10,2 miliardi di euro;
entro il 2020 si prevede che questa cifra possa essere più che triplicata.

Nel
frattempo, l’unico imprenditore cinese ad aver acquistato un club di calcio
tricolore è Xiadong Zhu,
proprietario del fondo
Pingy Shanghai
Investment
(sogna di quotare il club di Lega Pro alla Borsa di Hong Kong
entro quest’anno) con interessi dal turismo all’immobiliare, passando per
l’agroalimentare.

Gli ha fatto eco, con investimenti più massicci, l’indonesiano Erick Thohir, magnate legato al colosso
Astra International, entrato dalla
porta principale attraverso l’acquisto, poco più di un anno fa, del 70 per cento dell’Inter (75 milioni di euro e l’accollo dei debiti per 180 milioni di
euro). 

Non è tutt’oro ciò che luccica nel calcio italiano, soprattutto quando si parla di ipotesi di cessioni come nel caso dell’Ac Milan (un affare da 1 miliardo di euro). (nella foto la maglia dell’AS Roma con gli ideogrammi cinesi – credits: Roberto Tedeschi). 

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