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Scontro Bellinazzo (IlSole24ore)-Pallotta sul nuovo stadio della AS Roma

Ha destato scalpore un articolo del giornalista economico Marco Bellinazzo (firma del Sole 24ore) sul tema del nuovo stadio della AS Roma, localizzato nel quadrante di Tor di Valle. Un articolo che ha scatenato le reazioni non proprio politically correct del presidente James Pallotta, che avrebbe definito, secondo il racconto dello stesso Bellinazzo, il suo lavoro giornalistico “spazzatura”. L’agenzia Sporteconomy è chiaramente dalla parte del collega del Sole 24Ore, che si è sempre contraddistinto per professionalità e accuratezza nel lavoro svolto e non può che stigmatizzare i comportamenti scomposti, a livello di reazione, del numero uno giallorosso. Non è certamente definendo spazzatura il lavoro di un collega (inserito nel quotidiano economico più importante del Paese) che si creano le basi per un sano rapporto di collaborazione, che dovrebbe essere alla base di qualsiasi attività di media relations di una società sportiva, soprattutto se quotata in Borsa a Milano.

Ma veniamo alla cronaca.

Marco Bellinazzo, giornalista de IlSole 24Ore è stato ospite questa mattina di Rete Sport, per spiegare le reazioni all’articolo che ha realizzato sulla presunta messa in vendita della AS Roma da parte di James Pallotta (nella foto ai tempi dei primi incontri con l’ex sindaco Ignazio Marino). «Innanzitutto sono onorato del fatto che Pallotta e la Roma abbiano smentito l’articolo di un umile cronista come me. Ne prendo atto, ma resta il fatto che non ho bisogno di cercare notorietà. Avevo le mie fonti, i riscontri dovevano esserci. Nel caso di ieri affronto anche altri temi, altre società. Ho riscontrato che esiste un dossier relativo alla vendita della Roma: c’è effettivamente la volontà di sondare il mercato e lo si può fare per varie motivazioni. Si dà mandato per cercare soggetti interessati all’acquisto e questa valutazione si fa ad ampio raggio; se arrivano offerte, queste vengono portate all’attenzione della proprietà e si valutano. Questo non significa automaticamente che la Roma verrà venduta».

Praticamente se ci sarà lo stadio non si vende, altrimenti le cose potrebbero essere diverse? «Sì, sta nei numeri del bilancio questa situazione. Per mantenere l’impianto Roma ci sono costi alti. In alternativa per avere modo di mantenere la rosa devi avere ricavi in crescita e la Roma non li ha. Nonostante le plusvalenze e le speranze della società americana, la Roma ha il bilancio in rosso ed è sotto osservazione Uefa. Quindi, bisogna portare un aumento strutturale dei ricavi e questo lo fai solo con lo stadio. Altrimenti il business plan della Roma non farà il salto di qualità».

Senza stadio però, chi dovrebbe comprare la Roma? «Vero. Quell’operazione è da 1 miliardo e 200 milioni di euro e non si gioca solo su un piano burocratico. L’idea di un passo indietro potrebbe essere usata come acceleratore per sollecitare la politica. Stiamo parlando dell’opera più importante di Roma, di un’operazione in grande». Pallotta ha definito il tuo articolo foolish, spazzatura. «La reazione dovrebbe essere proporzionata all’offesa e se è stata così forte la reazione forse qualche cosa di ciò che ho scritto è vero. Una caduta di stile che da Pallotta non mi aspettavo. Dei presidenti che hanno acquistato in Italia io ho sempre preferito il “romano”. Un po’ spiace». Esiste anche il fatto che l’80% dei candidati sindaci dice no allo stadio della Roma. «La miopia italiana da anni ci costringe a vedere questo spettacolo che specula sulle costruzioni. C’è un abisso tra Italia e Europa: il calcio è diventato industria. Se dobbiamo rinunciare a tutto per i comitati territoriali allora siamo indietro, senza per questo voler dare spago agli speculatori».

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