Serie A - Serie B

Ricerche – Presentato il ‘Report Calcio 2011’ che fotografa lo stato del calcio italiano

Il volume, che fotografa lo stato del calcio italiano attraverso un censimento statistico di tutta la struttura della Figc e un’ampia analisi economico-finanziaria sui bilanci dei club professionistici dalla Serie A alla Lega Pro, vuole essere, nell’ottica degli enti promotori, un contributo in grado di fornire elementi di riflessione sul sistema calcio, utile ad individuare le possibilità di intervento normativo per dare maggiore competitività, soprattutto nel quadro internazionale.

Il rapporto avrà cadenza annuale e potrà rappresentare un punto di riferimento per qualsiasi tavolo di lavoro. Per la prima volta, infatti, viene scattata una fotografia sull’intero movimento calcistico, dalla massima serie ai dilettanti: una banca dati immensa, fatta di 14.690 società, 1.108.479 atleti tesserati, 67.159 tecnici abilitati, 33.040 arbitri, 108.732 dirigenti. 

Ecco i dati più rilevanti

C’è un pubblico da incentivare dato che in Italia, nell’ultimo quinquennio il trend è stato negativo (le persone «molto interessate» sono scese dal 35 al 28%), a differenza di Inghilterra (dal 34 al 37%) e Germania (dal 30 al 33%). I risultati sportivi, si sa, sono strettamente correlati alle performance economiche (negli anni Novanta le squadre italiane sono arrivate per 27 volte in finale di coppe europee o mondiali per club; 11 soltanto nel decennio successivo).

Ecco com’è cambiata la classifica del fatturato

Nel 2000 la Serie A era molto vicina alla Premier League (0,9 contro 1,1 miliardi di euro) e precedeva Bundesliga e Liga (0,53); nel 2010 il campionato inglese è schizzato a 2,4 miliardi di ricavi, il massimo torneo italiano (1,53) si è fatto superare da quello tedesco (1,55) e avvicinare da quello spagnolo (1,5). 

Diritti Tv

I nostri club litigano su come spartirsi i soldi delle televisioni, che rappresentano il 65% delle entrate (20% da sponsor e merchandising, 15% da stadio). I loro competitor sviluppano strategie per diversificare i ricavi. Nessuno, in Europa, dipende così tanto dai diritti tv: in Inghilterra pesano per il 50%, in Germania per il 32%, in Spagna per il 38%. 

Gli stadi e i ricavi delle principali società. 

Lo stadio frutta 129,1 milioni annui al Real Madrid e 122,4 al Manchester United (bilanci 2009-10). Le nostre? 38,6 all’Inter, 31,3 al Milan, 16,9 alla Juventus. Neanche in campo commerciale siamo floridi: a fronte di un Bayern Monaco che incassa 172,9 milioni, abbiamo un Milan a quota 56,7, una Juve a 45,7 e un’Inter a 34,5. Solo 61% il tasso di riempimento degli stadi italiani, contro il 92% di quelli inglesi, l’88% per i tedeschi, il 73% degli spagnoli e il 69% dei francesi. Il tasso di crescita dei ricavi da stadio e’ stato dello 0,3% dal ’98 a oggi. Quanto agli impianti, in Serie A l’eta’ media degli impianti e’ di 69 anni, mentre in Serie B e’ di 47 anni.  Ci prendiamo la rivincita grazie ai diritti tv: i ricavi in Italia sfiorano il miliardo (999 milioni). Siamo vicini all’Inghilterra (1,22 miliardi) e surclassiamo Spagna (570 milioni) e Germania (495). Si può fare meglio, peraltro, nella commercializzazione dei diritti all’estero, che da noi pesano per il 10% e Oltremanica per il 34%. L’incidenza dei ricavi da sponsor e merchandising sul totale del fatturato della Bundesliga e’ del 45%, con l’Italia che si attesta al 20% del totale. In termini di valori assoluti la Bundesliga fattura 697 milioni, la Premier League 610 milioni, la Liga spagnola 450 milioni, quella francese 312 e la Serie A 310 milioni.

Il conto economico in rosso

I costi dei tesserati, in serie A ammontano a 1.493 milioni di euro, di cui 1.101 in ingaggi e 392 in ammortamenti per i diritti di calciatori. Le risorse investite sul settore giovanile si fermano invece per i club del massimo campionato a 67,8 milioni di euro (5.63% del fatturato). Il costo del lavoro incide pesantemente sul fatturato: 72% in Serie A, 62% in Premier e Liga, 52% in Bundesliga. E nel 2009-10, 14 club italiani hanno fatto registrare un risultato operativo negativo, contro gli 11 dell’Inghilterra, gli 8 della Liga e i 2 della Bundesliga. Nella scorsa stagione 11 club italiani su 20 hanno registrato a bilancio un risultato operativo negativo. In Bundesliga solo 2. 

Riequilibrio nel rapporto tra costi e ricavi dei club, maggiore diversificazione sul fronte degli introiti troppo legati alla voce diritti televisivi, riduzione del costo del lavoro e soprattutto interventi legislativi per agevolare la costruzione di nuovi stadi: sono le conclusioni che emergono dal dibattito su “Report Calcio 2011”, il primo rapporto organico presentato questa mattina dai tre soggetti che hanno promosso lo studio, Figc, Arel e PricewaterhouseCoopers presso la sede dell’ABI, alla presenza di Rocco Crimi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega allo Sport, Enrico Letta, segretario generale dell’Arel, Giancarlo Abete, presidente della Figc, Emanuele Grasso, PricewaterhouseCoopers.

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Marcel Vulpis

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