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La Fidal infuriata per le accuse dell’antidoping a 26 azzurri

(di Gianni Bondini) – L’atletica di Alfio Giomi non ci sta (“E’ un provvedimento irricevibile”). Si riferisce alle 26 richieste di squalifica        (due anni e mezzo testa) a carico degli atleti (dei quali solo sei o sette sono ancora in attività) che, negli anni 2011 e 2012, hanno saltato (legalmente si dice “eluso”) i controlli antidoping.

Leggete bene non sono accusati di aver fatto uso di farmaci o partiche dopanti. A meno che non si voglia calpestare il diritto e la libertà.

La richiesta delle squalifiche pesanti è del procuratore antidoping Tammaro Maiello, che, a braccetto, con la Procura della Repubblica di Bolzano procede per “elusione” a carico degli atleti che, tre-quattro anni fa, hanno dribblato l’esame antidoping. Ce ne sono anche altri 65, tra cui il marciatore Alex Schwazer, per i quali, invece, è stata chiesta l’archiviazione (ci abbiamo capito poco).

La responsabilità penale è personale, cioè riguarda ciascun atleta, e, allora, la Federazione di atletica non potendo condividere la sorte dei suoi tesserati, ha messo a disposizione l’avvocato Guido Valori, che conosce le carte.

E un “grillo parlante” federale, ci fa sapere che la richiesta delle pesanti squalifiche servirebbe a giustificare il lavoro della Procura di Bolzano.
Il non aver comunicato la propria residenza, da parte degli atleti per i controlli più che doping è un fatto di mancato rispetto delle regole e d’incultura: “ma che vogliono ’sti rompi tasche con le provette” – si è sempre sentito dire nell’ambiente fino ad oggi.
Sullo sfondo, le Olimpiadi di Rio, dove ci dobbiamo rassegnare a vedere l’Italia tra il 15esimo e il 20esimo posto. Per mancata, non da oggi, ricerca del talento e programmi aggiornati.

Usciamo pure fuori dal coro. Per chiederci: non è il caso di fare un bel pacchetto dell’antidoping e consegnandolo al generalissimo Gallitelli e ai suoi carabinieri farlo recapitare, chiavi in mano al capo del governo Matteo Renzi, che s’è tenuta in tasca la delega della vigilanza sullo sport e si prenda anche l’ antidoping. Con la Commissione (CVD) del Ministero della Salute. Per dirla con quel grande scrittore e pensatore di Leonardo Sciascia: “A ciascuno il suo”. Allo Stato la ricerca e la sanzione del reo, a chi governa lo sport al ricerca del risultato “non inquinato”.

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Redazione

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