Londra 2012

La comunicazione virale (e non solo) ai Giochi di Londra


Il
metodo principale è l’ambush marketing (letteralmente “marketing
d’imboscata”). In questa edizione dei Giochi è stato utilizzato, per
esempio, dal colosso Nike. La casa americana ha approfittato del forfait per
infortunio di Paula Radcliffe (maratoneta di punta della squadra britannica)
per lanciare una campagna tattica 
veicolata sui social media, “arene” ideali per entrare in
contatto con milioni di clienti, ma soprattutto fuori dai rigidi controlli del
Cio.

Ancora
una volta la Radcliffe, testimonial della casa dell’Oregon, ha dovuto
abbandonare i sogni di medaglia, ma la sua immagine è presente da diversi
giorni sulla pagina Facebook di Nike con lo slogan “Legends run
forever” (le leggende corrono per sempre). Nessun simbolo dei Giochi
Olimpici, nessuna località riconducibile alla città di Londra, solo l’atleta e
la bandiera britannica. Ovviamente, Nike, con questa campagna è riuscita a far
parlare del marchio attraverso una pubblicità destinata a diventare tra le più
famose di tutta la manifestazione. L’operazione in esame è stata preceduta
dallo spot “Find your greatness”. Il tema guida è semplice quanto
forte: la grandezza non è riservata a pochi eletti in una città speciale, ma la
si può trovare in Ohio, Norvegia, Sud Africa, Giamaica, Nigeria, e in ogni
angolo del mondo qualcuno può trovarla. Un messaggio per ispirare tutti coloro che
intendono raggiungere il loro momento di grandezza nello sport. Sul podio
dell’ambush sempre uno spot, realizzato per il mercato australiano, dalla
compagnia assicurativa iSelect. Mostra un improbabile atleta che cerca, in modo
maldestro, di provare alcune delle discipline olimpiche (nuoto, ginnastica
artistica, atletica), perchè vuole sentire l’emozione di un evento che si
svolge ogni quattro anni. Chiaramente l’allusione è al mondo dell’Olimpiade, ma
il nome di Londra2012, in modo accorto, non viene mai nominato.

Innovativa
la creatività studiata per la nuova campagna tv del conto deposito
InMediolanum. Un cerchio di colore azzurro, elemento-guida degli spot
Mediolanum, passa da un attore all’altro per sette volte (mentre i cerchi del
Cio sono tradizionalmente cinque), fino ad arrivare nelle mani del fondatore
Ennio Doris. Un elemento grafico studiato molti anni fa, che oggi torna di
attualità e che, indirettamente, fa venire in mente il simbolo dei Giochi,
senza, però, violare alcuna regola olimpica. La palma dell’ironia infine spetta
a Paddy Power, bookmaker inglese. Ha affisso una serie di cartelloni
pubblicitari vicino ai siti olimpici e in prossimità delle delle principali
stazioni di Londra. Sui cartelloni appare la scritta: “Sponsor ufficiale
del più grande evento di atletica leggera a Londra il prossimo anno”.  In una piccola parentesi sotto lo
slogan, Paddy Power ammette che la sponsorizzazione è solo una gara di uovo e
cucchiaio nella città di Londra. Il 
Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici ha ordinato la rimozione dei
cartelloni per violazione degli accordi di sponsorizzazione, ma Paddy Power si
è difesa con forza mettendo in campo una squadra di avvocati e la campagna sta
continuando, mentre centinaia di migliaia di turisti si spostano sulla rete
ferrotramviaria per raggiungere i siti olimpici apprezzando il senso di ironia
dell’operatore di scommesse inglese.

www.italiaoggi.it 

 

 

I Giochi olimpici sono lo show televisivo più seguito al mondo. Più di 6 miliardi di contatti nel corso dei 17 giorni di gara e picchi di audience pari a 2 miliardi, come in occasione della finale 100 metri maschile (vinta dal giamaicano Usain Bolt). Per i top sponsor di Londra l’obiettivo primario è ottimizzare la collaborazione commerciale con il CIO (Comitato internazionale olimpico), ma parallelamente difendersi dai rivali diretti, che, pur non avendo acquisito i diritti di abbinamento con il logo dei cinque cerchi (pagando a testa tra i 40 e i 50 milioni di euro), intendono sfruttare il volano mediatico dell’Olimpiade aggirando i regolamenti in termini di pubblicità. (fonte: italiaoggi/di marcel vulpis)

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Marcel Vulpis

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