Federazioni Italiane

KickOff: il Lab ideato dalla FIGC per un nuovo modo di intendere e vivere il calcio

Una FIGC che si pone all’ascolto su 11 piattaforme differenti, i “nostri punti deboli, aspetti dell’organizzazione sportiva nei quali siamo in ritardo” – ha sottolineato Uva, ricordando nello stesso tempo come la legacy del calcio italiano, con le sue 4 Coppe del Mondo, Titoli Europei assoluti, Under 21 e del Calcio a 5, la forte identità (“una maglia Azzurra centenaria”) e i 1,4 milioni di tesserati – di cui 834mila under 18 –  costituiscano i suoi punti di forza e prestigio nel contesto internazionale. Una federazione che si identifica in maniera solida nella sua identità, ma che parallelamente si pone l’obiettivo di qualificarsi sempre di più quale soggetto di riferimento sul piano della responsabilità sociale: “Siamo Made in Italy, ma anche ‘Welcome to Italy”.
A schiudere una visione prospettica originale sugli scenari del futuro, è il prof. Carlo Alberto Carnevale Maffè, SDA della Bocconi, che partendo dal concetto di espansione nello “spazio” e “tempo” ha ipotizzato la costituzione di un “platform brand FIGC” trasversale, ovvero un sistema aperto di protocolli comuni e condivisi tali da generare valore economico attraverso il flusso di relazioni tra i vari stakeholders che ad esso fanno riferimento. “Facebook ha impiegato circa 10 anni a raccogliere 1 miliardo di utenti, ad una partita di calcio trasmessa su scala planetaria bastano 10 minuti” – segnala Carnevale Maffè – “Il calcio come sistema deve superare l’enfasi eccessiva riservata al tempo di gioco  e ‘andare oltre i 90 minuti’ secondo un paradigma di economie e organizzazioni sostenibili, per attaccare quegli spazi di vita che esso può facilmente penetrare,”. Il calcio come laboratorio della cosiddetta “sharing economy”, servizi per tutti in cambio di impegno, ovvero dati. 
Il calcio è fondamentalmente anche passione, “la benzina senza la quale nessuna attività avrebbe successo” – afferma Arrigo Sacchi. “Nel calcio in particolare gli elementi che pongono le premesse per il successo sono: una società che ti supporta attraverso la sua organizzazione; la sua capacità di trasmettere un senso di appartenenza; un corretto impiego delle risorse ed il sostegno alla tua autorevolezza. I rischi del calcio moderno sono il business ed il divismo – ammonisce Sacchi – ma non dimentichiamo che il soggetto principale del calcio è il pallone, e senza spettacolo il business finisce. Non esistono scorciatoie”. Un concetto riscontrabile anche sotto il profilo scientifico, con particolare riferimento all’atleta, o meglio al campione. “Cosa c’è dentro di noi che ci fa eccellere in un campo piuttosto che in un altro? Fondamentalmente sono tre elementi – afferma il genetista Edoardo Boccinelli –  Il genoma, i condizionamenti dell’ambiente esterno, entrambi prevalenti, e infine il caso la cui azione è in grado di influire nello sviluppo dell’individuo”. 
Stasera al Teatro Verde, il monologo di Antonello Piroso “Ironicamente illese le ruote. La storia del Grande Torino”. Le conclusioni emerse dalla due giorni di dibattiti negli 11 Play Team verranno presentate domani mattina nel corso della sessione plenaria ospitata nella Curva Nord e che sarà accessibile al pubblico a partire dalle ore 11.00. 
A chiudere “KickOff 2015”, il monologo di Dino Giarrusso (Le Iene), l’Artegoal di Francesco Cascino, l’intervento del filosofo Vittorio V. Alberti e infine l’intervista di Riccardo Cucchi agli arbitri campioni del mondo campioni Pierluigi Collina e Nicola Rizzoli. 
“Questo evento parte da un presupposto importante: la necessità per la FIGC di scavare nelle fondamenta del calcio per scovarne i punti deboli, che non risiedono esclusivamente nel gioco”. Con una premessa incisiva, preceduta da un breve monologo interpretato da Enrico Lo Verso, tratto dal film “Ogni maledetta domenica”, il Direttore generale della FIGC Michele Uva ha illustrato ai partecipanti i presupposti, le finalità e gli obiettivi che si propone un evento come “KickOff 2015”: la ricerca di idee, la condivisione di punti di vista in ambiti esterni all’universo del calcio per “integrare la nostra azione di sviluppo verso il futuro, attraverso contributi che non fossero autoreferenziali”. 
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Marcel Vulpis

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